“Il giorno del crollo fui chiamato due volte da Massimo Lafranco per dirmi di arrivare al più presto nel mio studio per effettuare delle modifiche al contratto preliminare di compravendita di un immobile della palazzina di via Rampa Nunziante”.

E’ quanto ha riferito in aula Domenico Di Liegro nel corso dell’udienza di oggi, mercoledì 11 dicembre, nell’ambito del processo sul crollo di Rampa Nunziante. Il notaio, a sua volta indagato dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata a seguito di una denuncia per truffa sporta da Gerardo Velotto, ha raccontato in aula la vicenda legata all’atto preliminare di compravendita dell’intera palazzina.

Il preliminare fu discusso il 20 luglio 2015 per delle operazioni di vendita del valore di circa 1 milione di euro, da parte della famiglia Bongiovanni e nei confronti di Marco Cuccurullo, Massimo Lafranco, Roberto Cuomo, Emilio Cirillo, Rosanna Vitiello, Ilaria Bonifacio e Aniello Manzo. Assieme ai documenti presentati al notaio, fu allegato il certificato di abitabilità del 1959, il quale, per un immobile costruito ante 1967, fu ritenuto sufficiente per il prosieguo della discussione dell’atto preliminare di compravendita.

“Quel 7 luglio – ha raccontato il notaio in aula – mi chiamò Lafranco sconvolto dicendomi che stava crollando il palazzo. Erano circa le 8.15. Poco più di un’ora dopo mi richiamò dicendomi che la palazzina era crollata”. Lafranco, assieme a Velotto, poche ore dopo il crollo andarono negli studi del notaio Di Liegro chiedendo di effettuare una modifica a una scrittura privata, abbassando il prezzo da 376mila a 210mila euro, con un pagamento costituito da due assegni bancari da 75mila euro cadauno e la cifra restante da saldare entro il 31 luglio 2017.

Incalzato dalle domande dell’avvocato Bartolino, avvocato difensore della famiglia Cuccurullo relativamente alla parte civile, Di Liegro racconta che “quando Velotto e Lafranco vennero allo studio io, venendo da Sorrento, non sapevo che l’edificio fosse crollato”.

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