“L’appartamento di Velotto era sventrato. Ebbi anche molta paura”. Rimase quasi impietrito Antonio Guida quando varcò l’ingresso dell’abitazione al secondo piano della palazzina di Rampa Nunziante, quattro giorni prima del crollo.

Il fratello di Pasquale, deceduto nel crollo insieme alla moglie e ai due figli, era stato contattato da Velotto come idraulico. Un intervento veloce per “installare un rubinetto nei pressi del contatore”

Al giudice Todisco, Guida ha raccontato di aver avuto paura quando è entrato nell’appartamento: “Ero tornato per recuperare una chiave inglese, che avevo lasciato poco tempo prima. Subito mi accorsi che la parete presente sul lato del parcheggio Nettuno non c’era più ed era stata sostituita da una grande vetrata che non avevo mai visto prima. Inoltre tutti i tramezzi erano stati eliminati. Chiesi poi a un operaio se la situazione fosse tranquilla, ma non mi guardò nemmeno in faccia. Poi prima di uscire sono inciampato sul filo di un martello pneumatico, che si trovava in una delle stanze”.

LA COMMOZIONE. Antonio Guida ha avuto un attimo di commozione, misto a rabbia, dopo una domanda della pm Ambrosino riguardante il rapporto con Gerardo Velotto dopo il crollo. “Ci ritrovammo in caserma al termine di una deposizione dai carabinieri. Lui mi voleva venire incontro, ma io mi rifiutai. Quando osservo questa gente (gli imputati, ndr.) vedo i mostri. Vorrei di nuovo riavere la mia famiglia, soprattutto i miei nipoti”.

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Cuccurullo e il permesso negato di entrare negli appartamenti al secondo piano

L'allontanamento di Velotto