Rampa Nunziante, il cognato di Guida in lacrime: “Aprii la porta e la casa di Pasquale era sparita”
Giovanni De Felice racconta gli attimi dopo il crollo. “Portai in salvo la mia famiglia e la signora Caldara che piangeva al quarto piano
03-04-2019 | di Gianluca Buonocore
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“Sentii un boato fortissimo, aprii la porta e la casa di Pasquale non c’era più”. Non ha resistito alla commozione Giovanni De Felice, nel ricordare ciò che accadde la tragica mattina del 7 luglio 2017. Il cognato di Anna Duraccio, nel corso dell’udienza, ha raccontato gli attimi successivi al crollo.
LA TRAGEDIA. Si commuove Giovanni De Felice mentre ricorda ciò che avvenne poco dopo le 6,20 del 7 luglio. “Io e mia moglie fummo svegliati da un boato, non sapendo cosa fosse accaduto andai nella cameretta per controllare le mie figlie. Aprii la porta d’ingresso e fui costretto a chiuderla subito perché fui travolto da una nube di polvere. Successivamente mi affacciai al balcone e in strada c’erano le zie di mia moglie di ritorno dallo jogging in villa comunale che parlavano di un crollo. Dissi a mia moglie e alle mie figle di posizionarsi accanto a un muro portante e decisi di riaprire la porta d’ingresso”. Ed è qui che il racconto di Giovanni De Felice fa venire i brividi. Lo scenario fuori la porta è tragico. “La nube di polvere era calata e riuscii a vedere uno spiraglio di luce: il vano ascensore non c’era più. E accanto, non c’era più nemmeno l’appartamento dei miei cognati. Era venuto giù tutto. Mente vedevo questa scena, sentii un pianto: era la signora Caldara che abitava sopra di me e che anche lei, come me, aveva davanti agli occhi quella scena. Mi recai al piano superiore per recuperare la signora e insieme alla mia famiglia lasciammo il palazzo”.
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All’esterno del palazzo, ad osservare la scena impietrito, c’era anche Gerardo Velotto. Lo racconta sempre nel corso della sua testimonianza Giovanni De Felice. “Quando uscimmo dal palazzo notai Velotto: era fermo sulle scale che portavano alla villa comunale e poco dopo andò via. Non vidi i suoi operai, ma qualcuno mi disse che il furgone aveva appena lasciato la zona”.
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