Rampa Nunziante, il mistero sull’atto di vendita dell’appartamento al secondo piano
Marino: “In banca fu chiesto mutuo di 60mila euro. Il valore dell’immbile passò da 210mila a 376 mila euro”
23-03-2019 | di Redazione
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“Subito dopo il crollo Massimo Lafranco e Gerardo Velotto andarono dal notaio per cambiare l’accordo sulla vendita dell’appartamento al secondo piano”. E’ quanto racconta il maresciallo Massimo Marino nel corso della seconda udienza del processo.
“Il 19 maggio 2017 fu stato firmato un compromesso preliminare tra Rosanna Vitiello e Gerardo Velotto per la vendita dell’immobile – ha affermato Marino - per una cifra complessiva di 210mila euro, fornendo una caparra con due assegni da 75mila euro ciascuno”.
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Poi dopo il 7 luglio qualcosa è cambiato. “Qualche giorno dopo la tragedia, sono stato contattato dal signor Castellano, direttore del banco Intesa San Paolo, che mi ha riferito che Velotto aveva chiesto un mutuo di 60mila euro presso quella banca, producendo un atto non di 210mila euro, ma di 376mila euro per lo stesso appartamento. Con l’accordo che presentava la stessa data (19 maggio 2017 ndr). Da successive verifiche si è poi appurato che Velotto e Lafranco si erano incontrati dal notaio, con il palazzo crollato da poco, per stipulare un nuovo accordo. Il mutuo non è stato concesso perché il perito della banca (l’architetto Cassese, ndr) nella sua relazione ha scritto che non vi era abitabilità”.
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