Rampa Nunziante, il riassunto della giornata
Nuova udienza del processo. In aula si contraddicono Gallo e Opomia. Sorrentino racconta la sua visita il giorno prima del crollo
19-06-2019 | di Redazione
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Nuova udienza del processo di Rampa Nunziante. Nell’aula Siani del Tribunale di Torre Annunziata sono stati sentiti cinque testimoni: Francesco Sorrentino, Francesco Gallo, Damiano Opomia, Mario De Camillis e Ndiaye Modou. Sono state invece acquisite le dichiarazioni di Elisa Pirone e Domenico De Angelis.
Particolarmente importante è stato il controesame effettuato a Francesco Gallo, operaio del primo piano, da parte di Giuseppe Della Monica e Camillo Tufano, legali di Gerardo Velotto.
La questione è legata all’apertura di una finestra che affacciava sulla parete lato parcheggio Nettuno. Sulla parete perimetrale sarebbero state inserite delle putrelle e poggiato un solaio che non doveva esserci, indebolendo, secondo gli avvocati, l’intero stabile. Un’ipotesi confermata da alcune dichiarazioni dello stesso Gallo.“Dopo l’apertura della finestra, sono stati fatti dei buchi nel muro perimetrale mettendo all’interno una trave di cemento di rinforzo per mantenere il solaio”.
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Le dichiarazioni rese da Gallo non sono coincise con quelle del cognato Damiano Opomia, che successivamente ha affermato. “Quando siamo entrati per la prima volta all’interno ho notato che quel solaio era già esistente. Il direttore dei lavori Massimiliano Bonzani giungeva sul posto un paio di volte al giorno, dandoci le indicazioni sui lavori da effettuare. Durante le ristrutturazioni sentivo parecchie lamentele, soprattutto da parte di Salvatore Iorio e Pina Aprea nei confronti degli operai che lavoravano al secondo piano”.
Francesco Sorrentino, tecnico interpellato da Velotto, ha infine raccontato la sua visita all’appartamento al secondo piano giorno prima del crollo. “Mi accorsi subito che c’era una crepa da schiacciamento su una parete lato parcheggio Nettuno. Così interruppi una discussione sulle condizioni del vano ascensore abbandonato dicendo che avrebbero dovuto interpellare uno strutturista in quella zona. Fu in quel momento che Nello Manzo mi zittì chiedendomi che mestiere facessi. Poi mi rispose che aveva visto crepe peggiori e che sarebbe bastata installare una fibra di carbonio”.
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