Rampa Nunziante, la difesa dell'architetto Bonzani: "Colpevoli ad ogni costo, solo ipotesi e sospetti"
L'avvocato contro accusa e ufficio tecnico: "Al comune regna il caos"
14-04-2021 | di Marco De Rosa
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“Una condanna già scritta cucita su congetture, dettata dalla necessità e la voglia di arrivare subito ai colpevoli e inchiodarli tutti, ma che ha generato una manipolazione del materiale a disposizione degli inquirenti”.
Secondo quanto affermato l’avvocato Luciano Bonzani, l’architetto Massimiliano Bonzani merita l’assoluzione nel processo del crollo di Rampa Nunziante. Una tragedia che ha provocato 8 vittime, delle quali due bambini e che si sta avviando verso la sentenza, prevista per fine maggio.
“Troppa interpretazione – ha continuato l’avvocato – e che ha creato degli errori di metodo. Una catena nella quale manca la maglia principale. Si è passati dai sospetti alle congetture, dalle congetture agli indizi ma non si è arrivati alle prove, l’anello mancante”.
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L’avvocato ha passato al setaccio le tesi dei tecnici della procura, che parlavano di crollo preannunciato (Augenti, ndr). “Ma da chi, dove e come non si capisce – ha spiegato Bonzani nella sua arringa -. Certamente non da chi non ha preso in carico l’appartamento da ristrutturare. E a nulla è valso il tentativo di Gerardo Velotto di scaricare le colpe su Massimiliano Bonzani”.
Messe in dubbio anche la tesi di Alberto Coppola sui lavori nell’appartamento al primo piano, in cui (come affermato dalla stessa difesa) l’architetto Bonzani stava effettivamente eseguendo delle opere. “Si è parlato di finestre che diventavano balconi, di vanelle aperte abusivamente. Quando invece nelle foto e nei documenti portati dalla stessa Procura si evince che questi lavori contestati come abusivi fossero preesistenti”.
L’avvocato Bonzani ha poi puntato il dito contro “il caos e l’inferno che regna nell’ufficio tecnico comunale di Torre Annunziata – in cui la pratica di non trovare documenti nei loro archivi sia prassi consolidata. In uno stato civile - ha concluso l’avvocato - Massimiliano Bonzani non avrebbe dovuto dimostrare nulla. La pubblica accusa doveva dimostrare con prove le imputazioni e le contestazioni del caso. In questo processo invece, il pm ha fallito”.
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