Rampa Nunziante. La famiglia Guida: “Si scavava tra le macerie mentre alcuni erano dal notaio a cambiare contratto”
L’avvocato Costa ha riferito in aula i tormenti dei parenti delle vittime. Dubbi sull’attendibilità di Francesco Gallo: “Aveva interesse a mentire” - VIDEO
12-02-2021 | di Marco De Rosa
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“Alla commovente solidarietà della gente comune ha fatto da contraltare la nauseante inumanità di chi, anziché scavare a mani nude e ancor più forte tra le macerie, era seduto su comode poltrone di uno studio notarile, cambiando il prezzo di un contratto d’acquisto”.
Sono le parole pronunciate dall’avvocato Massimiliano Costa, legale della famiglia Guida, nel corso del processo per stabilire la verità sul crollo di Rampa Nunziante. Il legale nel corso della discussione delle parti civili, ha voluto soffermarsi in particolare sulle vite più giovani spezzate dalla tragedia, per poi analizzare i momenti immediatamente seguenti al crollo. “La vita per i bambini non ha orizzonti, è come il mare. Purtroppo però anche Salvatore e Francesca, due bimbi che non immaginavano una fine imminente, sono stati soffocati dalla polvere dell’arroganza di chi ha considerato le regole un fastidioso ostacolo verso la realizzazione dei propri scopi”.
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Spazio poi all’analisi dei lavori effettuati nella palazzina, sia reali che di natura completamente abusiva, per poi dare credito alla tesi dei professori Augenti e Prota, secondo i quali a causare il crollo è stato il cedimento di uno dei maschi murari situato al secondo piano.
Il legale della famiglia Guida ha posto dei dubbi sulla reale attendibilità delle dichiarazioni rese da Francesco Gallo: “Sbagliando sull’epoca del sopralluogo – ha riferito in aula Costa – ci ha detto di essere entrato nell’appartamento al secondo piano trovandolo sventrato (termine usato da Antonio Guida, uno dei parenti delle vittime). Gallo aveva un concreto interesse a produrre una rappresentazione non veritiera di quanto percepito. Lo scopo era quello di allontanare ogni responsabilità visto che si è reso autore di abusi strutturale nell’appartamento del primo piano”.
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