Mario Menichini sapeva già che avrei testimoniato contro di lui. Una ventina di giorni fa mi chiese spiegazioni su quello che avrei detto”. Antonio Leveque ha raccontato così un colloquio avvenuto a metà gennaio con Mario Menichini all’esterno di una salumeria di Torre Annunziata.

Una dichiarazione che ha sorpreso non solo la pm Andreana Ambrosino ma anche i presenti in Aula questa mattina. “La raccomandata della convocazione – dichiara Leveque - l’ho ricevuta una settimana fa ma Menichini già sapeva che sarei venuto qui per deporre”. L’uomo è stato ascoltato nell’udienza di oggi relativa al processo sul crollo della palazzina di via Rampa Nunziante. Leveque ha riferito di essere stato minacciato proprio da Menichini nonostante i due si conoscessero da tempo, sin da quando Leveque lavorava in un bar di proprietà di Menichini in piazza Nicotera, prima di passare a lavorare per il bar di fronte alla stazione della Circum di Torre Annunziata.

“Menichini veniva al bar perché collaborava con il mio datore di lavoro (Scognamiglio, anch’egli chiamato a testimoniare, ndr), vendevano automobili insieme. Ho sentito che i rapporti si sono complicati a causa di una richiesta di prestito rifiutata dal mio superiore. Forse anche per questo motivo si lamentava anche dell’avvocato Lafranco”.

IL GIALLO DELLA CONVOCAZIONE. A destare attenzione, però, è stata la tempistica con la quale Menichini avrebbe appreso della convocazione dello stesso Leveque in Tribunale per essere ascoltato come testimone. Il barista infatti ha raccontato al pm Andreana Ambrosino di aver incontrato per caso a metà gennaio Mario Menichini per strada. Quest’ultimo si sarebbe lamentato della testimonianza che avrebbe rilasciato a febbraio nel corso del processo relativo al crollo della palazzina di via Rampa Nunziante. Menichini era già informato del fatto che Leveque sarebbe stato chiamato a testimoniare contro di lui.

IL PASSATO DI MENICHINI. Il 13 novembre l’avvocato Elio D’Aquino chiese di far acquisire agli atti la sentenza di condanna, passata in giudicato, di Menichini per il reato di calunnia e, inoltre, un dispositivo relativo a un’ipotesi di omissione di soccorso con la sentenza che gli riconosceva uno stato di semi infermità mentale. Il giudice Francesco Todisco ne ha disposto l’acquisizione e si è riservato ogni ulteriore valutazione, qualora le circostanze lo dovessero far ritenere necessario,

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