La storia di uno zingaro tedesco e di una ragazza torrese passano entrambi sotto il segno della farfalla. Ad accomunarli non l’insetto dalle splendidi ali, ma la voglia di riscatto sociale e, più di tutto, un paio di guantoni. Così Johann Trollmann ed Irma Testa finiscono sulla tesina degli esami di stato delle superiori. A parlare di loro davanti la commissione non è stato un nome a caso ma Lucio Zurlo, stesso nome del nonno, il grande maestro del pugilato a Torre Annunziata. Quasi non poteva essere altrimenti: per gli Zurlo la boxe è un fatto di sangue e di famiglia.

Nonostante tra l’anno di nascita dei due atleti, Trollmann e Testa, passi quasi un secolo, in realtà hanno molte cose in comune. Il primo è stato bravo a tirare i pugni su un quadrato ed ha incassato vittorie su vittorie. La carriera strepitosa della seconda ci dice che non è da meno. Il primo è venuto da un contesto difficile, portando con se valori e tradizioni solide. La giovane vita della seconda è quasi lo specchio anche in questo. Persino l’Olimpiade è una cosa che li accomuna. Purtroppo, però, Johann Trollmann non è mai potuto passare sotto la fiaccola ed i cinque cerchi, l’avvento del nazismo è stato più veloce dei suoi passi. Irma Testa, invece, la vedremo, insieme al resto del mondo, a Rio de Janeiro a rappresentare l’Italia. È la prima pugile donna italiana a qualificarsi per i Giochi.

Ho provato a rendere omaggio a due generazioni di Zurlo, mio padre ed il nonno”, dice il giovanissimo Lucio, che pochi giorni fa ha completato i suoi studi alle superiori. “Insieme a loro ho portato all’esame le due farfalle del ring, due fortissimi atleti – conclude – Uno è già entrato, l’altra sta entrando da qualche anno nella storia della boxe”.

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