Un mese di proteste, per la salvaguardia della salute dei cittadini. Tra cortei, presìdi e tanto sdegno, continua la preoccupazione dei cittadini sulla chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Boscotrecase.

Uno tsunami di proteste iniziato il 23 dicembre scorso con la morte di una bambina di tre anni. Una corsa inutile all’ospedale vesuviano, prima di andare verso Castellammare. Un viaggio però che non servì a salvare la vita alla piccola.

LA PRIMA PROTESTA. Una settimana dopo ci fu la prima carica di proteste dei cittadini che si riunirono dinanzi all’ospedale Sant’Anna: “Noi tutti insieme siamo più forti di tutti i politici. Noi facciamo il popolo. Ma stamattina qua doveva esserci tutta Torre Annunziata. Fosse stato per le istituzioni avrebbero già demolito pure l'ospedale. Dobbiamo svegliare la città se no 'na scopa non la mettiamo mai. Questa città è morta, venti anni fa non era così”. Queste tra le parole più infuocate di quel giorno.

IL SENATORE MAZZELLA. Con l’anno nuovo, il sentimento di protesta non cambia ma rinvigorisce. Tocca a Orfeo Mazzella chiedere l’appoggio di “tutti i senatori della Repubblica e di tutti gli onorevoli della Campania perché devono metterci tutti la faccia, senza alcuna bandiera politica”.

I CORTEI. Alla prima marcia, il 13 gennaio in Piazza Nicotera si presentarono oltre mille persone. Simbolica e di cruciale importanza la presenza alla protesta di numerosi adolescenti e giovanissimi che chiesero di rendere la propria terra una terra da cui non dover sempre emigrare: “Vogliamo una terra in cui ci si possa almeno curare”. Una ventina di giorni dopo il corteo toccò la città di Pompei. Era il 4 febbraio: “Si stanno appropriando di tutti gli spazi liberi della città mentre i nostri diritti vengono calpestati. Siamo stati abbandonati e noi non lo dobbiamo permettere”.

L’INCONTRO IN PREFETTURA. La protesta approva sui tavoli istituzionali, grazie a un incontro con il prefetto Di Bari, in cui si sensibilizza l’importanza di avere un ulteriore presidio di pronto soccorso in un’area densamente popolata. Ma il dissenso non si ferma e le associazioni che hanno organizzato il movimento di protesta continuano a raccogliere adesioni, anche di personaggi politici di spicco.

DE MAGISTRIS. L’ex sindaco di Napoli ha presenziato al gazebo fuori all’ospedale, invitando i cittadini a non mollare e l’importanza di combattere per i propri diritti: “Dovrebbero essere i primi diritti garantiti in un paese democratico e in uno stato di diritto – ha spiegato De Magistris -. Tradire il diritto alla salute è tradire uno dei cardini di una democrazia e noi nel nostro sud, nella nostra Campania, nell'area metropolitana di Napoli. La lotta popolare è fondamentale per cambiare”.

Ora, a un mese di distanza dal primo sentimento di protesta verso la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Boscotrecase, continua a risuonare l’eco dell’importanza che i servizi sanitari locali rivestono per la comunità vesuviana. Un sentimento di cui le autorità dovranno certamente tener conto, per un accesso equo e tempestivo ai servizi sanitari di base.                               (Rita La Monica)

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