Un’azione di bonifica e strategie efficaci per scongiurare che il Vesuvio torni ad essere ricettacolo di rifiuti.

Lo chiede l’associazione “PrimAurora” che ha inviato un esposto alle autorità competenti (sindaci, presidente del Parco Vesuvio e prefetto, ndr), sottoscritto dalle associazioni del territorio per la salvaguardia ambientale, con l’obiettivo di scongiurare che il Parco Nazionale del Vesuvio continui ad essere la pattumiera del vesuviano.

Un monitoraggio durato alcuni mesi che hanno messo in luce le criticità ambientali dei 13 comuni del vesuviano, con “microdiscariche presenti in ogni comune e abbandonate a se stesse”. Documentata anche con l’ausilio di foto, buona parte dei siti di scarico, sversamento e di bruciamento di rifiuti presenti nei comuni in cui ricade il Parco, ad eccezione di Boscoreale: “Una cosa dovuta – ha precisato l’associazione - all’esiguo margine di territorio presente entro i confini dell’area protetta”.

Un dossier che documenta, purtroppo, solo in parte gli sversamenti in quanto le foto dello scempio (clicca sulla photogallery in fondo all’articolo) si riferiscono ai tratti di strada carrozzabili di Boscotrecase, in cui sono comunque presenti rifiuti di vario genere e pericolosità.

“Spesso sono intere strade ad essere oggetto dell’abbandono dei rifiuti – ha spiegato l’associazione - come per il caso della Zabatta, tra San Giuseppe e Terzigno o come accade in Via Vesuvio i via Novelle Castelluccio ad Ercolano. Casi analoghi sono stati riscontrati presso altre discariche come la Porcilaia tra Torre del Greco e Trecase, Cava Sari e Cava Ranieri a Terzigno e Cava La Marca tra Somma Vesuviana ed Ottaviano”. Senza contare alcuni sentieri del Parco Vesuvio “come il Sentiero della Profica Paliata a San Giuseppe, sul Sentiero del ‘Trenino a Cremagliera’ tra San Sebastiano ed Ercolano e soprattutto quello dell’Olivella a Sant’Anastasia, dove si registrano azioni reiterate di scarico nella più totale disattenzione delle autorità”.

Una disattenzione non più tollerata da cittadini e da membri dell’associazione: “La speranza – sottolineano - è quella che gli enti preposti, a cui è indirizzato l’esposto, ovvero Ente Parco, comuni, Regione e Carabinieri Forestali attuino tutte quelle azioni necessarie alla bonifica di quei siti e soprattutto mettano in atto quelle operazioni tali affinché questi non ritornino ad essere ricettacolo di rifiuti e luoghi malsani”.

(foto: Vincenzo Marasco)

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