Che in Serie A, e nel calcio italiano in generale, ci sia grande confusione non è di certo una novità. Tra i nuovi regolamenti, la pandemia, le nuove tecnologie e il calcioscommesse – di cui chi è solito affidarsi ai pronostici vincenti di Mimmo sarà già il massimo esperto – in questi anni il primo sport nazionale ne ha viste davvero di tutti i colori.

Adesso sembra aprirsi un nuovo capitolo, uno scenario fortemente attuale ma che in realtà nasce decenni fa: lo scontro tra gli arbitri italiani e la Federazione. I fischietti infatti si stanno ribellando alla proposta di riforma avanzata dal presidente della FIGC Gabriele Gravina. Quindi da una parte ci sono gli arbitri di Serie A e B, mentre dall’altra la politica – la quale storicamente non ha mai fatto bene al calcio italiano, figuriamoci in un momento già di per sé così turbolento.

La proposta di riforma della FIGC

I primi disordini tra sport e politica con gli arbitri protagonisti nascono subito dopo la fine dell’era Marcello Nicchi, ex presidente dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA). Con l’arrivo di Alfredo Trentalange infatti il corpo arbitrale perde unità, leadership e la vera identità italiana: le conseguenze sono le numerose diatribe interne e le inevitabili divisioni dentro all’associazione.

Purtroppo, con l’arrivo dell’attuale numero 1 Carlo Pacifici le cose non sono migliorate, anzi: le tensioni sono rimaste e sono cresciute ulteriori fazioni interne che non hanno fatto altro che creare ancor più confusione e mancanza di credibilità ad un movimento che – per motivi di campo – non gode certo della stima di tutti i protagonisti nel mondo del calcio.

In questo complesso scenario, è arrivata la recente proposta di riforma da parte della FIGC. L’idea di Gravina è quella di adottare il suffragio universale tra gli arbitri in fase di elezione del nuovo presidente dell’AIA, estendendo questo lusso a circa 30 mila fischietti su tutto il territorio nazionale. In sostanza, la Federazione ha deciso di bloccare il processo elettorale, cercando di modificare le regole del gioco a proprio vantaggio.

Secondi alcuni, inizialmente e all’apparenza, questa mossa è volta ad aumentare la democrazia; tuttavia, ci sono dubbi sulle vere intenzioni di questa modifica. Alcuni infatti ritengono che Gravina stia cercando di influenzare le future elezioni, temendo che possa prevalere una maggioranza che non sposi esattamente le correnti di pensiero della FIGC.

La reazione contraria degli arbitri italiani

Inutile dire che questa riforma non è stata ben accolta dalla maggior parte degli arbitri italiani, abituati a scegliere il proprio presidente tramite una cerchia ristretta di 350 delegati e rappresentanti di sezioni arbitrali. Il rischio imminente quindi è che le minacce dei vari presidenti di sezione di dimettersi in massa in segno di protesta diventi realtà.

Il problema però è che mentre i fischietti si sono apertamente espressi in maniera contraria all’idea lanciata da Gravina, lo stesso non ha fatto l’uomo che dovrebbe rappresentarli – Pacifici appunto. O meglio: il presidente dell’AIA ha sì criticato pubblicamente la proposta della FIGC, ma la sua posizione ambigua solleva dubbi sulla sua vera alleanza e sulle sue reali intenzioni. Alcuni membri dell'opposizione chiedono dunque chiarimenti circa la sua presunta complicità con Gravina.

Al momento la situazione è in fase di stallo, poiché la riforma proposta sembra poco adatta alla realtà dell'AIA. La decisione di far votare tutti gli arbitri alle elezioni, senza considerare le specificità dell'associazione, potrebbe causare più problemi che benefici. Inoltre, l'aspetto politico di questa proposta è evidente, sollevando domande sulla sua vera motivazione e su quale impatto potrebbe avere sul futuro del calcio italiano.

In tutto ciò, figure autorevoli come Michele Affinito e Antonio Zappi stanno cercando di mediare nel tentativo di trovare una soluzione accettabile per entrambe le parti. In ogni caso, la crescente politicizzazione del calcio italiano è chiara e le conseguenze rischiano di essere alquanto negative per l'intero sistema.

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