Rileggere una seconda volta il libro su Giuseppe Salvia
Ieri la nuova presentazione del libro di Mattone a Ercolano
21-05-2022 | di Claudio Di Giorgio

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Rileggere una seconda volta il libro di Antonio Mattone “La vendetta del boss. L’omicidio di Giuseppe Salvia” dedicato a Giuseppe Salvia ex vice direttore del carcere di Poggioreale fatto assassinare 41 anni fa nel 1981 da Raffaele Cutolo capo della NCO, spinge ad un maggiore approfondimento dal quale emergono più chiari gli eventi , i personaggi, le atmosfere le immagini talvolta passate in maniera superficiale nella prima lettura.
Più si legge e più c’è voglia di leggere. Un aiuto fondamentale sull’approfondimento è arrivato dai relatori Aldo Balestra editorialista de Il Mattino, Ciro Bonajuto Sindaco di Ercolano, il cardiologo Emilio Parrella che ha prestato la sua attività nel carcere di Poggioreale, Lucia Castellano Direttore Reggente della Amministrazione Penitenziaria della Campania, Antonio Mattone autore del libro con l’intervento di Antonino Salvia figlio di Giuseppe Salvia . Nella sala del MAV di Ercolano , non senza emozione, sono stati raccontati al numeroso pubblico i passaggi salienti dei fatti e dei rapporti intercorsi tra i due personaggi della storia .
Un libro che sta guadagnando sempre più un suo spazio, perché rappresenta un tuffo in un mondo poco conosciuto ai più, il mondo delle carceri , e che porta a riflettere profondamente .
In breve, dal libro di Antonio Mattone , ora, si può meglio osservare il parallelo tra i personaggi della storia: Giuseppe Salvia e il suo contro personaggio Raffaele Cutolo.
Da una parte Salvia uomo delle Istituzioni benvoluto da tutti , rimasto fedele alle stesse e a se stesso ma lasciato solo a combattere una guerra difficile contro il male. Una figura integerrima animato dalla giusta pretesa del rispetto dei regolamenti con un suo progetto di tollerabilità , che non si era rassegnato all’andamento delle cose per come andavano in quel carcere molto particolare, e dall’altra un boss della camorra Cutolo capo della più potente organizzazione criminale del tempo la NCO violento e aggressivo , malvagio guidato dalla prevaricazione dalla cattiveria e dal desiderio di essere il più forte che non accetta il rispetto delle regole , in uno scontro tra i due che diventa sinonimo di una guerra tra lo Stato e l’Antistato .
Viene ben tratteggiata l’umanità di un vice direttore pieno di entusiasmo che agiva con intelligenza in un ambiente degradato, disordinato, in tempi difficili nei quali il carcere di Poggioreale era retto non solo da regolamenti ma soprattutto da compromessi che consentivano l’espandersi dell’attività camorristica criminale dentro e fuori le mura divenendo una palestra di criminalità.
Erano gli anni 70/80 , anni difficili per la vita della Nazione Italiana tra camorra e brigate rosse con la recrudescenza di violenze e azioni delittuose dei terroristi, anni delle sparatorie anche all’interno del carcere e li Salvia viveva la sua esperienza direttiva come umile servitore dello Stato uomo proveniente dallo scoglio felice di Capri da una famiglia umile con un modo di fare signorile e rispettoso, ma anche combattente nel groviglio delle difficoltà . Uomo che però non fu capito e accompagnato nella sua lotta.
L’autore narra con passione la difficile situazione dell’ambiente rilevando il disagio generale che aleggiava tra le mura dell’istituto , il timore degli agenti, dei detenuti e dei funzionari per la loro stessa vita introducendo il lettore in quella pericolosa e difficile atmosfera dove omertà , complicità con i criminali, paura , voglia di dimenticare la facevano da padrone.
Il racconto della perquisizione a Cutolo eseguita personalmente da Salvia rimane un evento straordinario nella storia dell’Istituto di pena perché preoccupava il boss e quello “sgarro” che scatenò tutta la sua ira fu la causa occasionale della sentenza di morte per Salvia. L’agguato sulla tangenziale , “ la sua vettura bianca ferma con lo sportello aperto e l’uomo accasciato sulla strada con il viso a terra senza vita “, viene raccontato realisticamente e lascia un grande vuoto in tutti coloro che l’avevano conosciuto amici e nemici non solo ma anche una grande rabbia negli stessi lettori. Era il 14 aprile 1981 . Finalmente nel 2013 il carcere di Poggioreale viene giustamente intitolato a Giuseppe Salvia.
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