Rileggere una seconda volta il libro  di Antonio Mattone “La vendetta del boss. L’omicidio di Giuseppe Salvia”      dedicato a  Giuseppe Salvia   ex vice  direttore del carcere di Poggioreale  fatto assassinare  41 anni fa nel 1981  da Raffaele Cutolo  capo della NCO,   spinge  ad un   maggiore  approfondimento  dal quale  emergono più chiari gli  eventi ,  i personaggi,  le atmosfere  le  immagini   talvolta  passate in maniera   superficiale  nella  prima lettura.     

Più si legge e più c’è voglia di  leggere.    Un aiuto  fondamentale  sull’approfondimento  è arrivato dai  relatori  Aldo Balestra editorialista de Il Mattino, Ciro Bonajuto  Sindaco di Ercolano, il cardiologo Emilio Parrella che ha prestato la sua attività nel carcere di Poggioreale,  Lucia Castellano Direttore Reggente della Amministrazione Penitenziaria della Campania, Antonio Mattone autore del libro  con l’intervento di  Antonino Salvia figlio di  Giuseppe Salvia . Nella  sala del MAV di Ercolano  , non senza emozione,  sono stati raccontati  al  numeroso pubblico  i passaggi  salienti  dei fatti  e  dei rapporti  intercorsi tra  i due personaggi della storia .                

Un libro che sta guadagnando  sempre più un suo spazio,  perché rappresenta  un tuffo in un mondo poco conosciuto ai più,  il mondo delle carceri , e che  porta a riflettere profondamente   .            

In breve,   dal  libro di Antonio  Mattone ,  ora,  si può  meglio  osservare  il  parallelo  tra i personaggi  della storia:  Giuseppe   Salvia e il suo contro personaggio   Raffaele Cutolo.    

Da una parte  Salvia  uomo delle Istituzioni  benvoluto da tutti , rimasto fedele alle stesse e a se stesso  ma lasciato solo a combattere una guerra difficile  contro il male. Una figura integerrima animato dalla  giusta pretesa del rispetto dei  regolamenti   con un suo progetto di tollerabilità ,  che non si era rassegnato  all’andamento delle cose per come andavano  in quel  carcere molto particolare,  e dall’altra un boss della camorra    Cutolo  capo della più potente organizzazione criminale del  tempo   la NCO  violento e aggressivo ,  malvagio guidato  dalla prevaricazione  dalla cattiveria  e dal desiderio  di essere il più forte  che non accetta il rispetto delle regole , in uno scontro  tra i due  che  diventa  sinonimo di una guerra tra lo Stato e l’Antistato .          

Viene  ben tratteggiata  l’umanità  di un vice direttore  pieno di entusiasmo che agiva con intelligenza  in un ambiente degradato, disordinato,  in tempi difficili nei quali il carcere di Poggioreale era retto non solo da regolamenti ma  soprattutto da compromessi che consentivano l’espandersi dell’attività camorristica criminale  dentro e fuori le mura divenendo una palestra di criminalità.          

Erano gli anni 70/80  ,  anni difficili per la vita della Nazione Italiana tra camorra e brigate rosse   con la recrudescenza di violenze  e  azioni delittuose dei  terroristi,  anni delle sparatorie  anche all’interno del carcere e  li Salvia viveva la sua esperienza direttiva  come umile servitore dello Stato  uomo proveniente dallo scoglio felice di Capri  da una famiglia umile con un modo di fare signorile e rispettoso,  ma anche combattente nel groviglio delle difficoltà . Uomo che però  non fu capito e accompagnato nella sua lotta.          

L’autore narra con passione  la difficile situazione dell’ambiente  rilevando   il  disagio  generale che aleggiava tra le mura dell’istituto   , il timore degli  agenti,  dei  detenuti  e dei funzionari    per la loro stessa  vita introducendo  il  lettore  in quella pericolosa e difficile atmosfera  dove omertà , complicità con i criminali, paura , voglia di dimenticare la facevano da padrone.            

Il racconto della perquisizione a Cutolo  eseguita personalmente da Salvia  rimane un evento  straordinario  nella storia dell’Istituto di pena  perché preoccupava  il boss   e quello  “sgarro”  che scatenò tutta la sua ira fu la causa  occasionale della sentenza di morte per Salvia.  L’agguato sulla tangenziale , “ la sua vettura bianca ferma con lo sportello aperto e l’uomo  accasciato sulla strada con il viso a terra senza vita “, viene raccontato realisticamente e lascia  un grande vuoto  in  tutti coloro che l’avevano conosciuto amici e nemici  non solo ma   anche una grande rabbia negli stessi lettori.   Era il 14 aprile 1981 .     Finalmente nel 2013 il carcere di Poggioreale viene giustamente  intitolato a Giuseppe Salvia.          

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