“Il Vesuvio non è mai stato così tranquillo”. Parole di distensione quelle del vulcanologo Giuseppe Luongo, ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano ed uno degli scienziati più apprezzati nella comunità internazionale.

 All’interno del suo studio situato al terzo pianto dell’Osservatorio Vesuviano di via Diocleziano, il professore spiega quelli che possono essere i reali problemi su un’eventuale eruzione. Davanti a lui un computer nel quale ci sono dati e rilevazioni di fondamentale importanza e un foglio di carta su cui sono appuntati dati e studi.

IL PIANO DI EVACUAZIONE. “Il Vesuvio è un vulcano attivo, ma non siamo in grado di prevedere un’eruzione a lungo termine – dichiara Luongo - In questo momento stiamo lavorando per dare un’indicazione in tempi brevi, grazie anche al continuo monitoraggio. Si teme che ci possa essere un’eruzione esplosiva, quindi capace di produrre grossi danni, anche se non è detto. Noi dell’Osservatorio dobbiamo comunque annunciare ai cittadini e alla protezione civile l’allarme in tempo utile”.

Torna così d’attualità anche il piano di evacuazione, che servirà a mettere in salvo gli abitanti della zona vesuviana. “Sulla carta i piani sembrano efficaci, ma manca una verifica. Bisogna capire se diventano cultura di una popolazione. Non si può governare un’emergenza del genere se non tutti sanno di che si tratta, perché non si impacchettano 800mila persone portandole in giro per l’Italia. Non è sul lato scientifico che va capita l’analisi del piano, ma sul lato logistico: Come ci muoveremo? Come rientreremo?”.

LE MINISCOSSE. Negli ultimi periodi sono state rilevate delle piccole scosse che hanno messo un po’ in apprensione la popolazione. Il professore getta acqua sul fuoco sulla vicenda, spegnendo ogni preoccupazione. “Accadono con frequenza eventi di bassa energia, che però non sono pericolosi. Questi vengono anche pubblicati sul web e le persone pensano siano eventi importanti, quando non è così. Le attività del Vesuvio sono molto al di sotto della media e al momento non destano alcuna apprensione”.

LA ZONA ROSSA. Infine negli ultimi giorni, grazie anche all’intervento dell’assessore Regionale ai Lavori Pubblici Eduardo Cosenza, si è tornato a parlare di zona rossa e di allargamento dell’area. L’ex responsabile dell’Osservatorio ha sentenziato così. “Per me la zona rossa dovrebbe andare da Ischia a Castellammare di Stabia. Inoltre utilizzerei l’organizzazione territoriale Città Metropolitana dandole omogeneità. Napoli non è fuori dal problema: ogni volta se ne aggiunge un pezzo. Ribadisco il concetto che bisogna essere ben preparati a eventi del genere”.

 

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La storia dei piani d'evacuazione