Ristoranti senza lavoratori. Don Antonio: “Giovani spesso ridotti in schiavitù”
Per il parroco salesiano di Torre Annunziata la situazione è complessa. “Costretti a lavorare anche per 20 euro a sera”
08-06-2021 | di Gianluca Buonocore
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“Giovani spesso ridotti in schiavitù”. Imperversa sempre più il dibattito sulla mancanza di personale nel mondo della ristorazione. Don Antonio Carbone, presidente della Onlus Piccoli Passi Grandi Sogni, ha già da qualche anno avviato il “Pizzoratorio”, per avviare i suoi giovani nel mondo del lavoro.
Il parroco salesiano di Torre Annunziata fornisce il suo punto di vista. “La situazione è complessa. Il reddito di cittadinanza è stato una grande fortuna per tante famiglie in tempo di Covid. Ma da un’altra parte ha portato a difficoltà di inserimento. Questa difficoltà la trovo spesso anche nelle attività sociali che svolgono. Molti genitori chiedono di lavorare in nero perché percepiscono l’Rdc. Il problema è piuttosto serio”.
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Per don Antonio c’è di più. “I giovani sono complici e vittime allo stesso tempo. Da una parte vengono spesso ridotti in schiavitù, essendo costretti a firmare contratti di 3 ore pur lavorando molto più tempo. Nei nostri territori, in particolare, sono vittime di accordi economici vergognosi. SI passa dai 4mila euro che potrebbero ricevere all’estero ogni mese ai 20 euro a sera. C’ poi chi dice di voler lavorare e si adagia, invece, sull’Rd”.
Per il padre salesiano c’è anche una carenza di competenze. “Spesso, in particolar modo nella ristorazione, c’è una grande mancanza di specializzazione. Molti chiedono di lavorare, affermando di saper fare un po’ di tutto. Alla fine non è così. Bisogna sempre tenere conto della preparazione dei ragazzi”.
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