“I controlli su Cava Sari nel 2010 erano blindati. Gli accessi al sito li controllava la Polizia, ma nonostante il Protocollo sul monitoraggio ambientale non ho mai potuto fare un prelievo. Ho visto solo i dati che ci hanno voluto mostrare”. E’ inquietante la testimonianza di Michele Moscariello, l'esperto chimico “ingaggiato” come consulente dai Comuni di Terzigno e Boscoreale per indagini ambientali da compiere sul territorio di Cava Sari. La discarica della discordia sulla Panoramica, al centro di scontri tra forze dell’ordine e Movimenti spontanei nel cosiddetto “autunno caldo” della protesta.

Per questo, venti persone sono a processo dinanzi alla prima sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata (presidente Pepe, a latere Aufieri e Cervo), accusate a vario titolo dal pm della Procura oplontina, Marco Mansi, di resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e diffusione di notizie false o tendenziose.

“Attualmente – continua oggi in aula Moscariello, ascoltato come testimone della difesa  – nulla è stato fatto rispetto a quanto deciso da quel tavolo tecnico in Prefettura (a presiedere l’attività era la Protezione Civile allora guidata da Guido Bertolaso, ndr). Nonostante fossi stato autorizzato ai controlli, non potevo muovermi all’interno della zona militare. Mi impedivano pure di scattare foto ai materiali usati per coprire la Cava: un mix di residui provenienti dall’edilizia”.

Denuncia già fatta da Moscariello in una relazione tecnica del 10 novembre 2010 e spedita in Provincia. Quella relazione firmata dal chimico, sui tre peziometri (uno a monte e due a valle) della Cava, era chiarissima: "Dal confronto dei risultati delle analisi - vi si leggeva dopo i prelievi svolti solo dodici giorni prima - in tutti i pozzi esaminati si ha il superamento dei limiti sia per i fluoruri che per il manganese. Nel pozzo numero tre si rileva una concentrazione elevatissima di zinco. I dati evidenziano - concludeva la perizia incaricata dal Comune di Boscoreale - una contaminazione della falda acquifera profonda".  

La testimonianza di Moscariello in aula continua, diventando, se possibile, ancora più forte: “Analisi andrebbero fatte anche ora. La discarica è colma, ma potrebbero esserci sotterrati rifiuti radioattivi (contenenti forse trizio, un isotopo dell’idrogeno) dirottati a Terzigno dalla Cava Lo Uttero nel casertano”.

Anche sull’ultima Cava è aperto un fascicolo al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (cinque gli imputati accusati di aver gestito quel sito in maniera illecita, sversandovi in pratica di tutto). Per gli esperti, infatti, quella discarica è una vera “bomba ecologica”. “Se a Lo Uttero c’è l’isotopo allora potrebbe esserci anche qui – conclude Moscariello - . L’allarme, in questo caso, interesserebbe l’intera fascia costiera”.

“Cava Sari è un tumore piccolo di 80 metri infilato nel sottosuolo – rincara la dose il professore Franco Ortolani, ex ordinario di Geologia all’Università Federico II di Napoli, chiamato anch’egli a testimoniare dagli avvocati Liana Nesta ed Arturo Panariello - . L’ho scritto più volte ma Bassolino, una sera, a 'Porta a Porta' disse: Ortolani perché rompi le scatole? Il Piano regionale rifiuti del 2007 però era chiaro. Discariche in zone vulcaniche attive non potevano farsi e l’impermeabilizzazione dei rifuti a Terzigno era palesemente inadeguata. Nessuna Istituzione mi ha mai ascoltato”.

 

 

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