Riemerge dal passato una storia autentica, scritta da Giuseppe Scarpato senior, papà del piccolo Salvatore  (nato a Tufino nel 1943 e involontario protagonista del diario)  e nonno dell'omonimo collaboratore dello Strillone della prima ora (che ne ha curato la pubblicazione).

Oltre 140 pagine che raccontano sia l'amore per il bambino e per la moglie Clara, sia il terrore per la Guerra che non di rado "bussava alle porte" della loro abitazione. Una storia molto intima (destinata a restare sulle pagine ingiallite di un block notes, che è apparsa anche  un modo per ricordare fatti storici, come l'eccidio di Nola dell'ottobre del '43, così descritto dall'Autore: "La nazione, vinta, era umiliata: pochi teutonici, proprio quella mattina, a Nola, tennero sotto scacco un intero Reggimento d’artiglieria italiano, fucilandone dieci ufficiali, decimandone i Quadri, facendo inginocchiare sotto la minaccia di poche canne da fuoco migliaia di soldati e fugandone molti altri, che pecorescamente si dileguarono attraverso i campi, come sciami di uccelli sotto il tiro d’un cacciatore". Non mancano i riferimenti ai bombardamenti che in quegli anni colpirono Napoli, come quello che nel 1943 abbattè - con il suo carico di morte - alcuni palazzi di Vico Tofa, ai Quartieri Spagnoli.

Nomi, fatti, aneddoti ed emozioni si susseguono pagina dopo pagina, a testimonianza di un tempo che non c'è più. Sono davvero commoventi e particolari i racconti del terrore dei civili, ammassati in rifugi di fortuna per scampare a bombardamenti e battaglie. "I contadini - racconta l'Autore - ci incitarono ad albergare nella loro catapecchia invasa dal fumo del focolare acceso [...]. Il padrone, Gennaro ‘o castagnaro, un vecchierello bassotto e arzillo, pieno e rubizzo di faccia, ci convinse a restare: là, di certo, quei masnadieri non si sarebbero avventurati ché - diceva - si sarebbero buscata, tra il frascame del nocelleto, più d’una archibugiata".

Una storia d'altri tempi, scritta con parole d'altri tempi, che il nipote omonimo dell'autore ha tirato fuori da un cassetto affinchè la memoria non si disperda e funga da monito per il futuro, "Oggi, dopo quasi 80 anni dai fatti narrati, - si legge nella postfazione - mi farebbe piacere se qualcuno leggesse questi appunti; non tanto per l’orgoglio per mio nonno o per l’amore istintivo per uno zio mai conosciuto, ma - soprattutto - perché – oggi più che mai – occorre ricordare le storie di un’Italia non troppo lontana e tendere la mano a chi ne ha bisogno.

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