A Napoli si è ripetuto il prodigio del 'miracolo' di San Gennaro. L'annuncio è stato dato alle ore 10.03 ed è stato accolto da un lungo applauso dei tantissimi napoletani che già dalle prime ore del mattino si erano ritrovati nella Cattedrale per partecipare alla celebrazione dell'arcivescovo, Domenico Battaglia. In Duomo, qualcuno ha urlato: 'Viva San Gennaro'. Il 'miracolo' è letto dai fedeli come segno di buon auspicio per la città e per la Campania. La liquefazione del sangue di San Gennaro avviene tre volte l'anno: il 19 settembre, giorno di San Gennaro, il sabato che precede la prima domenica di maggio, e il 16 dicembre.

"Questo sangue non è un oracolo da consultare e ancor meno un oroscopo cittadino la cui funzione è quella di predire sventure o fortune per la città. No, la reliquia che veneriamo è semplicemente un segnale stradale, un indice puntato che rimanda alla necessità, all'urgenza, all'esigenza di seguire in modo radicale il Vangelo di Cristo, lasciandosi attrarre senza riserve dalla sua bellezza liberatrice, ascoltando con cuore e mente aperta la sua Parola di vita e di speranza". Lo ha detto l'arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, nell'omelia per le celebrazioni di San Gennaro.

"Sogniamo insieme, ve ne prego, il miracolo di una città e di un Paese in cui i problemi dei nostri bambini, ragazzi, giovani non divengano argomento politico e sociale solo dopo l'ennesima tragedia ma siano piuttosto oggetto continuo di riflessione e di azione, creando quel Patto educativo che ha bisogno ancora di fare molti passi per diventare prassi". E' l'appello rivolto ai fedeli in Duomo nel corso dell'omelia.

Parole che sono un richiamo alla morte di Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista ucciso lo scorso 31 agosto da un minore. Dall'alto prelato l'invito "a lavorare insieme e assiduamente per i figli della nostra città: disarmiamo le loro mani, ampliamo le loro possibilità di vita, accompagniamoli nei loro percorsi perché nessuno nasce criminale o delinquente e tutti noi abbiamo il dovere, soprattutto per chi è nato in contesti difficili e a rischio, di offrire a chi è più svantaggiato la possibilità di un futuro altro, di una scelta diversa da quella ereditata dalla cultura e dal disagio familiare". L'arcivescovo ha sottolineato che "questa città ha bisogno di ripartire dal mondo dell'educazione, dal ruolo primario della scuola, da una politica educativa che attraverso asili e reti di prossimità consenta ai figli e alle figlie di Napoli di crescere in luoghi sicuri e sani. Questa città ha bisogno di ripartire dalla cultura, dall'arte, dalla bellezza, da luoghi in cui poter apprendere le note, i colori, i pensieri e le idee più nobili, ampliando così le possibilità e gli orizzonti anche ai suoi figli e alle sue figlie più fragili".

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