Concluso il ciclo delle manifestazioni dopo l’assassinio della giovane Giulia Cecchettin che ha fatto grande scalpore e ha movimentato la coscienza di  tante persone   in tutte le parti del nostro Paese , oltre che all’estero.  In occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne anche San Giorgio a Cremano ha voluto dare il suo contributo ai tanti incontri che si sono tenuti  aNapoli e in provincia sul tema con una rassegna di sei giorni dedicata a questo grave problema  e che oggi ha trovato la sua conclusione con  l’importante invito a Pega Moshir Pour, trentenne attivista per i diritti umani di origini iraniane .              

Lei  è uno dei volti più noti a livello internazionale per le battaglie intraprese su diritti e civiltà e ha coraggiosamente raccontato  al pubblico dal palco  della Fonderia Righetti  lo  stato di grave condizione per le violenze sulle donne ma anche di continua e costante violazione  di tutti i Diritti umani che vengono  perpetrati dallo stesso Stato Iraniano. La giovane attivista iraniana ha intrattenuto il numeroso pubblico presente  con la sua performance denunziando  senza mezzi termini  tutte le violazioni e il grave stato sociale  esistente nel suo Paese.

Purtroppo non c’è un posto nel mondo dove le donne siano considerate alla pari all’uomo quindi è un problema che riguarda tutti e tutte – ha spiegato Pega Moshir Pour - con la differenza però che in Iran siamo arrivati nel  2022   a  44 anni di oppressione  per cui le rivolte in Iran  avvengono periodicamente ma questa volta è diverso. Perciò ho deciso di espormi io ma anche altri attivisti e raccontare ciò che stava accadendo in Iran. Purtroppo dell’Iran non si sa molto e spesso si è raccontato  in maniera distorta con una scorretta informazione.

Si vedevano ragazze che bruciavano il velo, e quindi l’interpretazione era – sono contro il velo -  invece no non è solo per  il velo ma si trattava di tantissime cose che hanno portato i giovani iraniani a scendere in strada. In  realtà sono scese tutte le generazioni anche quelle che nel 1979 avevano contribuito alla rivoluzione komeinista. Quindi non è cambiato nulla, ciò che si è portato avanti è una disobbedienza civile cioè  disobbedire in ogni modo così che  le donne vadano in giro senza il velo e gli uomini e i ragazzi con i pantaloncini corti che sono vietati. Una  lotta dove  donne e uomini sono insieme, tutte le generazioni sono insieme,  e per questo funziona e funzionerà perché questa disobbedienza continuerà ancora negli anni fin quando non arriverà a qualcosa”.   

 Le rivoluzioni hanno bisogno del loro tempo. In Iran si è passati da una monarchia a una repubblica islamica quindi sostanzialmente da una dittatura all’altra anche se prima nel 79  le donne avevano più libertà .“ Il  mondo arabo- continua  Pega Moshir Pour -  non ha sostenuto la rivolta iraniana nella quale sono state annullate tutte le libertà come accade nelle  dittature e ciò ci dovrebbe far riflettere. Le province e le campagne vengono lasciate sempre più sole e isolate.  Sono tante le etnie che stanno in Iran  e il regime non le riconosce infatti  era curda  iraniana  la sedicenne Mahsa (Jina) Amini  uccisa il 22 settembre 22  per mano dalla polizia morale per avere  indossato il velo in maniera non corretta   e che ha dato il via alle proteste. La gente è stanca per non riuscire a trovare  lavoro e non ha un futuro professionale e  gli omosessuali non hanno diritto alla vita. Tantissimi sono i limiti  imposti al popolo  che non  sono più sopportabili e la gente ha iniziato a protestare e manifestare e a portare a vanti questa rivoluzione che è sotto lo slogan – Donna, Vita, Libertà. Ma nel Medio Oriente le  donne si  stanno riorganizzando per rivedere tutta la società ed è proprio questo che probabilmente fa paura e quindi deve essere represso ancora di più “.

La nostra colpa, secondo Pega Moshir Pour,  è non intervenire, essere omertosi e questo  ci dice che abbiamo bisogno di educazione di  non girarci dall’altra parte, far finta di non sentire le urla e che l’educazione emotiva, sentimentale e sessuale  diventi  nelle scuole  materia obbligatoria cos’ si sappia  come comportarsi nel momento in cui si conoscono le esigenze del proprio e altrui corpo.

Pega Moshir Pour  ha poi ringraziato la RAI per averle dato la possibilità di parlare  in modo diretto a italiani ma anche a persone del suo paese e alle generazioni giovani perché i contenuti dei suoi social  in Iran erano stati oscurati  perché considerati non  appropriati e   violenti  e quindi da non mostrare, ed è diventata virale anche la lettera che ha scritto il 3 ottobre a tutte le università italiane  chiedendo di sostenere  gli studenti iraniani e non farli tornare in Iran perché avrebbero rischiato a vita.

Così conclude Pega Moshir Pour  : “ Io ho avuto   solo la fortuna che i miei  genitori mi  hanno permesso di vivere in un paese democratico. Noi non siamo scappati  ma è stata una scelta  e quindi non ho avuto traumi . Perciò  non potevo  stare egoisticamente in silenzio e un giorno vorrei tornare in Iran. Non avrei potuto chiudere occhio sapendo che ci sono bambini  in Iran che manifestano, che tolgono il velo in classe,  che strappano la  prima pagina dove sono le immagini delle due guide supreme e che hanno la  consapevolezza di  pensare   - questi due  mi  hanno  rovinato l’esistenza che ancora devo  vivere -   Fin dai 15 anni sono attivista di Donna , Vita , Libertà  che mi  ha spronato e mi ha spinto a non avere paura. Potrei essere attaccata ?  SI potrebbe succedere , dato che sto contro una dittatura ma sono in Italia cioè posso uscire di casa, posso viaggiare da sola, in Iran NO  e non ho alcuna scusa di  restare in silenzio  “.   Un lungo e caloroso applauso ha salutato infine il caldo discorso di  Pega Moshir Pour  .

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