San Giorgio a Cremano, coraggio e determinazione nella testimonianza sulle violenze alle donne iraniane
L'attivista Pega Moshir Pour: '“Questa disobbedienza continuerà ancora!”
28-11-2023 | di Claudio Di Giorgio

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Concluso il ciclo delle manifestazioni dopo l’assassinio della giovane Giulia Cecchettin che ha fatto grande scalpore e ha movimentato la coscienza di tante persone in tutte le parti del nostro Paese , oltre che all’estero. In occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne anche San Giorgio a Cremano ha voluto dare il suo contributo ai tanti incontri che si sono tenuti aNapoli e in provincia sul tema con una rassegna di sei giorni dedicata a questo grave problema e che oggi ha trovato la sua conclusione con l’importante invito a Pega Moshir Pour, trentenne attivista per i diritti umani di origini iraniane .
Lei è uno dei volti più noti a livello internazionale per le battaglie intraprese su diritti e civiltà e ha coraggiosamente raccontato al pubblico dal palco della Fonderia Righetti lo stato di grave condizione per le violenze sulle donne ma anche di continua e costante violazione di tutti i Diritti umani che vengono perpetrati dallo stesso Stato Iraniano. La giovane attivista iraniana ha intrattenuto il numeroso pubblico presente con la sua performance denunziando senza mezzi termini tutte le violazioni e il grave stato sociale esistente nel suo Paese.
Purtroppo non c’è un posto nel mondo dove le donne siano considerate alla pari all’uomo quindi è un problema che riguarda tutti e tutte – ha spiegato Pega Moshir Pour - con la differenza però che in Iran siamo arrivati nel 2022 a 44 anni di oppressione per cui le rivolte in Iran avvengono periodicamente ma questa volta è diverso. Perciò ho deciso di espormi io ma anche altri attivisti e raccontare ciò che stava accadendo in Iran. Purtroppo dell’Iran non si sa molto e spesso si è raccontato in maniera distorta con una scorretta informazione.
Si vedevano ragazze che bruciavano il velo, e quindi l’interpretazione era – sono contro il velo - invece no non è solo per il velo ma si trattava di tantissime cose che hanno portato i giovani iraniani a scendere in strada. In realtà sono scese tutte le generazioni anche quelle che nel 1979 avevano contribuito alla rivoluzione komeinista. Quindi non è cambiato nulla, ciò che si è portato avanti è una disobbedienza civile cioè disobbedire in ogni modo così che le donne vadano in giro senza il velo e gli uomini e i ragazzi con i pantaloncini corti che sono vietati. Una lotta dove donne e uomini sono insieme, tutte le generazioni sono insieme, e per questo funziona e funzionerà perché questa disobbedienza continuerà ancora negli anni fin quando non arriverà a qualcosa”.
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Le rivoluzioni hanno bisogno del loro tempo. In Iran si è passati da una monarchia a una repubblica islamica quindi sostanzialmente da una dittatura all’altra anche se prima nel 79 le donne avevano più libertà .“ Il mondo arabo- continua Pega Moshir Pour - non ha sostenuto la rivolta iraniana nella quale sono state annullate tutte le libertà come accade nelle dittature e ciò ci dovrebbe far riflettere. Le province e le campagne vengono lasciate sempre più sole e isolate. Sono tante le etnie che stanno in Iran e il regime non le riconosce infatti era curda iraniana la sedicenne Mahsa (Jina) Amini uccisa il 22 settembre 22 per mano dalla polizia morale per avere indossato il velo in maniera non corretta e che ha dato il via alle proteste. La gente è stanca per non riuscire a trovare lavoro e non ha un futuro professionale e gli omosessuali non hanno diritto alla vita. Tantissimi sono i limiti imposti al popolo che non sono più sopportabili e la gente ha iniziato a protestare e manifestare e a portare a vanti questa rivoluzione che è sotto lo slogan – Donna, Vita, Libertà. Ma nel Medio Oriente le donne si stanno riorganizzando per rivedere tutta la società ed è proprio questo che probabilmente fa paura e quindi deve essere represso ancora di più “.
La nostra colpa, secondo Pega Moshir Pour, è non intervenire, essere omertosi e questo ci dice che abbiamo bisogno di educazione di non girarci dall’altra parte, far finta di non sentire le urla e che l’educazione emotiva, sentimentale e sessuale diventi nelle scuole materia obbligatoria cos’ si sappia come comportarsi nel momento in cui si conoscono le esigenze del proprio e altrui corpo.
Pega Moshir Pour ha poi ringraziato la RAI per averle dato la possibilità di parlare in modo diretto a italiani ma anche a persone del suo paese e alle generazioni giovani perché i contenuti dei suoi social in Iran erano stati oscurati perché considerati non appropriati e violenti e quindi da non mostrare, ed è diventata virale anche la lettera che ha scritto il 3 ottobre a tutte le università italiane chiedendo di sostenere gli studenti iraniani e non farli tornare in Iran perché avrebbero rischiato a vita.
Così conclude Pega Moshir Pour : “ Io ho avuto solo la fortuna che i miei genitori mi hanno permesso di vivere in un paese democratico. Noi non siamo scappati ma è stata una scelta e quindi non ho avuto traumi . Perciò non potevo stare egoisticamente in silenzio e un giorno vorrei tornare in Iran. Non avrei potuto chiudere occhio sapendo che ci sono bambini in Iran che manifestano, che tolgono il velo in classe, che strappano la prima pagina dove sono le immagini delle due guide supreme e che hanno la consapevolezza di pensare - questi due mi hanno rovinato l’esistenza che ancora devo vivere - Fin dai 15 anni sono attivista di Donna , Vita , Libertà che mi ha spronato e mi ha spinto a non avere paura. Potrei essere attaccata ? SI potrebbe succedere , dato che sto contro una dittatura ma sono in Italia cioè posso uscire di casa, posso viaggiare da sola, in Iran NO e non ho alcuna scusa di restare in silenzio “. Un lungo e caloroso applauso ha salutato infine il caldo discorso di Pega Moshir Pour .
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