San Giorgio a Cremano, referendum. De Luca: “Con il Sì ci sarà attenzione per il Sud”
Il governatore della Campania è stato alle Fonderie Righetti. “Se vince la riforma avremo una sola camera che fa le leggi”
28-11-2016 | di Claudio Di Giorgio
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Auditorium completo per discutere le ragioni del Sì al referendum del 4 dicembre. Un momento di confronto e di mobilitazione nell’ultima settimana in cui le parti si giocano il risultato di quella che è la prima riforma organica della Costituzione del 1948, dopo il fallimento dei vari tentativi. Ospite d’eccezione il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Con il solito fervore e la passione che lo contraddistingue il governatore ha affrontato uno per uno tutti i punti della riforma entrando nel merito per mostrare i passaggi fondamentali del tentativo di modernizzare il Paese.
“Appare incomprensibile che proprio al nord – spiega – si preveda una prevalenza di consensi al Sì piuttosto che al Sud che sarebbe invece l’area del paese più interessata a cambiare per un governo efficiente e politiche orientate a tutelare il Mezzogiorno”. Inoltre, non ha tralasciato l’aggressione mediatica, di cui è stato oggetto nelle ultime settimane “che si presenta puntualmente ad ogni elezione ed è basata sul nulla”.
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Per De Luca il primo passo per avviare la modernizzazione dell’Italia deve essere la sburocratizzazione della “palude burocratica”. Non sono mancate le stoccate al M5S sulle riforme costituzionali e al suo amico “Luigino” che ha invitato a un dibattito pubblico rimasto inascoltato, ricordando che sono stati solo i 5 Stelle a disertare il tavolo di discussione con tutte le forze politiche. Dunque per De Luca ora non avrebbero diritto a sollevare critiche e fare solo ideologia senza proprie proposte migliorative.
“Se vince la riforma finalmente avremo una sola camera che fa il 90% delle leggi e vota la fiducia. È un passo in avanti gigantesco – spiega – Una sola camera che vota la fiducia come in tutta Europa”. Sarebbe utile, secondo il Governatore, ridurre i poteri delle regioni perché “un grande paese deve poter decidere come Stato su alcune cose del sistema economico mentre oggi non si può competere nel mondo perché non è in condizioni di decidere nulla. Se dopo il 4 dicembre crolla l’equilibrio nazionale – conclude – ci troveremo un governo dei tecnici e chi avrà attenzione per i problemi del sud come stiamo avendo in questo momento? È la cosa che mi preoccupa di più”.
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