A San Giorgio a Cremano uno 'spazio per il teatro' presenta Vincenzo Borrelli in "Primo gradino... secondo gradino, terzo gradino". L'attore-regista porta il scena 'Novecento' di Alessandro Baricco. Appuntamento al Centro Teatro Spazio 11 e 12 novembre ore 21.00  e 13 novembre, ore 18.30.

Al piano Marco Esposito, adattamento e regia di Vincenzo Borrelli,  luci Chiara Rita Aprea e movimenti e pantomine di Cristina Ammendola.

PRIMO GRADINO… SECONDO GRADINO, TERZO GRADINO di Vincenzo Borrelli, liberamente tratto dall’opera di Alessandro Baricco Novecento, è uno spettacolo tutt’altro che semplice, come dichiara lo stesso regista: “Ho preferito non portare in scena un monologo, ma un racconto drammatizzato, cambiando anche un po’ la disposizione del testo per la mia esigenza di dargli maggiore dinamismo.”

Il titolo vuole enfatizzare i passaggi che Novecento compie durante lo spettacolo, come a fermare sulla scaletta della nave “i desideri che il protagonista sfila dalla sua vita”. Tre i punti di vista che l’attore-regista utilizza durante la narrazione, in una sorta di ideologico palco rotante, “… visto che un palco girevole era improponibile in un piccolo spazio come il nostro!”, mentre la musica di Marco Esposito accompagna senza sosta la narrazione, con le sue note suggestive.

“Perché ho scelto Novecento? Beh, perché in un certo senso io sono Novecento. Come lui, amo osservare le persone piuttosto che viverle. Quello che mi ha sempre affascinato del personaggio è il suo sguardo. Il protagonista conosce il mondo solo attraverso gli occhi degli altri: osservando i segni che le persone si portano addosso; cogliendone gli odori; immaginando i posti da loro descritti, i rumori. Ed è quello che, per certi versi, piace fare anche a me”.

Il racconto è l’originalissima e ormai nota storia di un grande musicista che ha trascorso l’intera esistenza sull’oceano. Il marinaio di colore Danny Boodman trova un bambino ancora in fasce sul transatlantico Virginian, decide di adottarlo e lo chiama Danny Boodman T.D. Lemon Novecento.

Una grave ferita durante una mareggiata colpisce mortalmente il marinaio, quando Novecento ha soli otto anni. Nei giorni successivi alla morte di Danny, il bambino scompare misteriosamente dalla circolazione e, quando riappare, ha imparato a suonare il pianoforte con una bravura precoce e sconvolgente. Lo sguardo che il pianista pone sui fatti e sulle cose somiglia molto a quello del filosofo, al di sopra del bene e del male; egli, infatti, non giudica, ma cerca di comprendere e, laddove non ci riuscisse, immagina.

L’incontro tra il protagonista e l’Io narrante, un trombettista che lavora a bordo della nave, avviene quando il pianista ha ventisette anni. I due suonano insieme durante le crociere e intessono un’amicizia verace e profonda.  Il pianista rivela un talento unico, tanto che il collega lo definisce il più grande musicista della storia, un uomo in grado di entrare nell’anima delle cose e delle persone. Novecento è la metafora della letteratura, un viaggio, come quello del Virginian, dentro alle cose ed esterno alle cose. La vita non la vive, preferisce spiarla negli occhi dei passeggeri della nave; lì, negli occhi dei viaggiatori, riesce a cogliere odori, sapori, sfumature e sensazioni di esperienze sensuali che, nella realtà dei fatti, non ha vissuto.

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