San Giorgio, a Villa Bruno presentato il libro "Il Capocella"
Davanti agli studenti era presente lo scrittore Vincenzo Russo assieme al procuratore capo Giandomenico Lepore
03-04-2019 | di Claudio Di Giorgio
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"Il Capocella", è il libro scritto da Vincenzo Russo , per parlare ai giovani ed ascoltarli affinchè non si sentano mai soli come quel Claudio, un ragazzo che dopo aver commesso una rapina, entra nel terribile “universo carcerario” di Poggioreale.
Ma lì troverà un uomo, il più anziano, per questo chiamato "Capocella" che lo aiuterà a superare le brutture del regime carcerario e trovare il suo riscatto nella società dopo tre anni di detenzione. Il libro abbatte i pregiudizi unisce e fa capire che non è il carcere che cambia le persone ma soprattutto è l’incontro con l’uomo che può cambiare la vita. Di questa opera è stata realizzata anche una rappresentazione teatrale con la regia di Costantino Punzo che è stata presentata subito dopo il dibattito.
Ospiti di prestigio nella Fonderia Righetti di Villa Bruno per un dibattito con spettacolo sul tema dei rischi del carcere e la rieducazione dei detenuti in particolare dei giovani. Con Giandomenico Lepore già capo della Procura della Repubblica di Napoli oggi dedicato al sociale , Marco Puglia magistrato di sorveglianza del Tribunale di Napoli, Nico Pirozzi giornalista, Carmela Esposito presidente della Associazione Onlus Gioco di Squadra che si occupa dei diritti umani del carcere, il Sindaco Giorgio Zinno e il Vice Sindaco Michele Carbone, docenti e numerosi studenti delle scuole secondarie di primo grado e degli istituti superiori della città.
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Un tema da sempre attuale che ha lasciato molto perplessi e preoccupati i giovani studenti di fronte ai racconti di quella che è la tragica realtà dell’ ”universo carcerario” italiano. Il Carcere, è quell’argomento del quale non si dibatte mai abbastanza pubblicamente nel mondo giovanile, un argomento di cui non si vuole parlare che quasi spaventa per le conseguenze della detenzione con la sua squallida quotidianità, con quel tempo scandito da movimenti sempre eguali, dagli stessi rumori di chiavi, di cancelli di uomini in divisa , ma soprattutto di stessi compagni anche essi privi di libertà nei pochi metri in cui si viene rinchiusi e quasi sempre eccessivamente affollati, un mondo che non ha colori .
Emerge che riuscire a riscattarsi in queste condizioni non è sempre facile, e solo la forza di volontà e la consapevolezza dell’errore aiutano a superare la triste realtà della privazione della libertà e del tempo che corre sempre uguale.
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