Una lucida follia, come quella di Erasmo da Rotterdam, è invocata da Maurizio Sarri alla vigilia del big match di Torino. La follia di chi non ha nulla da perdere, di chi si diverte giocando a calcio ed è consapevole delle proprie qualità. Lo spessore di questo "burbero toscano" si denota pure dalle sue parole. Mai banale, mai scontato, pacato ed arguto, lui che non sente la pressione di una partita così importante perché “di partite importanti ne ho già giocate, ai tempi anche Sangiovannese – Grosseto era importante, ed ero in C2".

Chapeau Maurizio, l’uomo in tuta che ha scalato il calcio italiano partendo dai campi polverosi della provincia toscana, non ha dimenticato il suo passato e le sue radici, ed è forse questo l’ingrediente segreto del Sarri pensiero: mai accontentarsi, il lavoro paga sempre. Maurizio, allenatore tifoso, ha trasmesso alla squadra quel senso d’appartenenza andato lentamente scemando durante la gestione Benitez. Ora il Napoli rappresenta Napoli, simbiosi perfetta, amore viscerale, dimostrato ancora una volta dai suoi tifosi prima della partenza della squadra per Torino.

Capodichino trasformato nello stadio "San Paolo": un’intera città che abbraccia i propri beniamini, perché loro, a Torino, per ordine del Prefetto, non potranno esserci. Nell’ Inferno bianconero, i partenopei, proprio come Dante, cercheranno la scalata verso il Paradiso, ma senza Virgilio, la guida prudente e saggia pronta ad illuminarne il cammino. La guida del Napoli, quel tifo che si trasforma in amore, sarà invece assiepato davanti alle tv, nei bar o nei pub; forse si “nasconderà” tra le tribune dello "Stadium", pronto ancora una volta ad urlare "FORZA NAPOLI".

Raffaele Criscuolo

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