“Se dipendesse da me, candiderei Lorenzo Diana a sindaco di Napoli”. Lo scrittore Roberto Saviano lancia l’ex parlamentare, e oggi vicesindaco di Torre Annunziata, alla guida di Palazzo San Giacomo. L’esponente politico, eletto prima alla Camera nel 1994 e poi al Senato nel 1996 con il PDS L’Ulivo, è da pochi giorni il nuovo vice del primo cittadino oplontino Enzo Ascione. 

Lo scrittore propone Diana nel corso di un’intervista al Corriere del Mezzogiorno. Membro di diverse associazioni coinvolte nella lotta alle mafie e al racket, impegnato in prima linea nel casertano contro il clan dei Casalesi, ha vinto nel 2008 il Premio Borsellino. Per 21 anni Lorenzo Diana ha vissuto sotto scorta per le minacce ricevute da un boss di camorra del casertano. “Se dipendesse da me – afferma Saviano – candiderei Diana contro il pm Catello Maresca (candidato dal centrodestra, ndr) così magari, grazie alla campagna elettorale, avremo finalmente l’opportunità di capire perché, in qualità di pubblico ministero, Maresca abbia tenuto in “ostaggio” una delle personalità più rilevanti nel contrasto al clan dei casalesi per ben cinque anni. Non credo che questa anomalia sia evidente solo a me”.

Saviano si riferisce alle indagini per concorso esterno in associazione mafiosa guidate proprio da Maresca contro Diana nel 2015. Dopo quasi 4 anni dall’avviso di garanzia, nel 2019 fu la stessa Procura a chiedere l’archiviazione del fascicolo. L’accusa a suo carico è stata completamente archiviata perché ritenuta infondata. Lorenzo Diana tra l’altro è l’unico politico impegnato nella lotta alla camorra, citato da Saviano in Gomorra. Questo in basso è il passaggio del best seller, dedicato appunto al nuovo vicesindaco di Torre Annunziata.

Da Gomorra: Lorenzo Diana «è uno di quei politici che hanno deciso di mostrare la complessità del potere casalese e non di denunciare genericamente dei criminali. È nato a San Cipriano d’Aversa, ha vissuto osservando da vicino l’emergere del potere di Bardellino e di Sandokan, le faide, i massacri, gli affari. Può, più di ogni altro, raccontare quel potere, e i clan temono la sua conoscenza e la sua memoria. Temono che da un momento all’altro possa risvegliarsi l’attenzione dei media nazionali sul potere casalese, temono che in Commissione Antimafia il senatore possa denunciare ciò che ormai la stampa ignora, relegando tutto a crimine di provincia. Lorenzo Diana è uno di quei rari uomini che sanno che combattere il potere della camorra comporta una pazienza certosina, quella di ricominciare ogni volta da capo, dall’inizio, tirare a uno a uno i fili della matassa economica e raggiungerne il capo criminale. Lentamente ma con costanza, con rabbia, anche quando ogni attenzione si dilegua, anche quando tutto sembra davvero inutile e perso in una metamorfosi che lascia alternare poteri criminali a poteri criminali, senza sconfiggerli mai».


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