La stagione del Savoia è stata fallimentare sotto tutti i punti di vista. I bianchi sono retrocessi in D dopo la restituzione dei due punti di penalità alla Reggina da parte del Collegio a Sezioni Unite del Coni, ma questo non può essere usato come facile alibi dai colpevoli di tale scempio. Un’annata contraddistinta da inganni, ambiguità e mortificazioni non può essere messa da parte da una comunque vergognosa sentenza della giustizia sportiva.

I vari interpreti che si sono succeduti in seno al club bianco scudati hanno tutti avuto una parte di colpe in un campionato vissuto come un’agonia da un’intera piazza. 

LA BREVE ERA MAGLIONE. Guardato con sospetto fin dalla sua presentazione, Francesco Maglione ha ricoperto da luglio a dicembre l’incarico di amministratore unico del Savoia. L’avvocato partenopeo è stato oggetto di forti contestazioni fin dalla seconda gara di coppa Italia col Barletta e mai ha potuto godere di un clima sereno.

Dalla sua ha commesso però l’errore di fidarsi, assieme al ds Antonio Obbedio, di troppi giocatori che non conoscevano le piazze calde del sud e quindi caratterialmente impreparati. Non ingannino i contratti al lordo di alcuni (vedi Cipriani, Scarpa e Del Sorbo) poiché nel documento choc pubblicato dalla proprietà non vengono espresse le varie clausole.

Malgrado il Consorzio Segesta non abbia messo ‘nemmeno un accendino’ Maglione è riuscito così a garantire, grazie ai contributi della Legge Melandri, l’unico stipendio guadagnato dai calciatori. Poi l’addio a dicembre con il Savoia terzultimo a sette punti dall’ultimo posto.

LE BUGIE DI MANCA E CARRUEZZO. Con le dimissioni di Maglione si è poi assistito al ‘ritorno’ del proprietario Quirico Manca. Dopo la mancata rivoluzione di settembre, il presidente onorario dei bianchi, accolto da fuochi d’artificio e fiori di benvenuto, è riuscito, grazie anche al sostegno di alcuni torresi, nell’intento di riportare a Torre Annunziata Eupremio Carruezzo nelle vesti direttore generale.

L’ex bomber ha condotto una campagna di indebolimento mai vista, portando al Savoia ragazzini inesperti pescati dalle tribune e dalle primavere di altri club. L’unico ad aver davvero dimostrato di valere è stato Boilini. Il 'caso di Di Nunzio', non liquidato per soli 6mila euro e strumentalizzato fino all'inverosimile, ha fatto suonare il primo campanello d’allarme sulla situazione economica dei bianchi. Bomba definitivamente scoppiata il 16 febbraio con il mancato pagamento degli stipendi. Manca ha tentato in ogni modo di coprire le sue defaillance fino al grottesco incontro del 28 nel quale ha offerto ai giocatori un buffet di benvenuto, affermando che non aveva un euro.

Da quel momento in poi il ‘garante’ Carruezzo è rimasto solo, malgrado avesse promesso fin dal ‘Memorial Bottaro’ a Sarno, lo scorso 30 dicembre, che sarebbe andato via nel caso in cui la situazione non fosse andata nel verso giusto. Nel mezzo la figura dell’ amministratore unico ‘invisibile’ Alfonso Piantoni, capace di beccarsi in un amen due deferimenti, che hanno portato ad un sanguinoso -4 per i bianchi.

I tentativi poi andati a vuoto di veicolare l’opinione pubblica con l’improbabile scalata al club di Nazario Matachione, malgrado l’unica soluzione di salvare la barca fosse quella di portare subito i libri in Tribunale (azione avvenuta in maniera tardiva lo scorso 6 maggio). Il Savoia è piombato così agli onori della cronaca con la squadra che non aveva nemmeno il detersivo per lavarsi le divise.

Infine, una delle cose più scorrette, mai viste in tanti anni: divulgare alla stampa il report con la proposta fatta ai giocatori circa la redistribuzione dei 600mila euro della fidejussione. Un palese tentativo, grottesco e scorretto, di far ricadere sui giocatori la responsabilità del fallimento.

FALLIMENTO VICINO. Papagni, aiutato dai vari Gragnaniello, Checcucci, Scarpa e Di Piazza, ha raggiunto comunque i playout fino alla già elencata sentenza, con i bianchi che non si sono nemmeno presentati come terza parte interessata. Si chiude così la pagina più cupa e triste della storia del Savoia, vicino purtroppo al terzo fallimento negli ultimi quindici anni.

Stavolta i colpevoli sono stati davvero tutti, anche e soprattutto alcuni torresi vicini alla società che imperterriti hanno ingannato nel tempo i tifosi con la fatidica frase ‘è tutto a posto’…

Foto Nunzio Iovene Il Cigno @rt

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