Savoia, Maglione. "Contestazioni fomentate da chi voleva incarichi ufficiali in società"
L'ex amministratore chiarisce in via definitiva la sua esperienza a Torre. "Gli stessi personaggi hanno poi 'tradito 'la Segesta. E ho più di un rammarico..."
28-05-2015 | di Gianluca Buonocore
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La stagione da incubo del Savoia porta dietro di sé ancora qualche strascico. Una delle persone più duramente attaccate di questa stagione è stato l’ex amministratore unico Francesco Maglione. L’avvocato partenopeo ha voluto chiudere una volta e per tutte la sua breve parentesi a Torre Annunziata, chiarendo alcuni punti chiave.
Avvocato, lei è stato spesso accusato di spese folli. Ma la proprietà era davvero così all’oscuro di tutto?
“La Segesta era sempre a conoscenza di tutte le mie operazioni. Quando ho accettato l’incarico che mi era stato proposto ero convinto di avere alle spalle una proprietà che mi appoggiava in pieno, visto che aveva messo una fidejussione a garanzia di 600mila euro per l'iscrizione. Come ho spiegato nella conferenza del 18 dicembre, era stato stabilito un determinato budget di due milioni euro ben definito tra incassi, sponsorizzazioni e merchandising. Tutto questo l’avrebbe dovuto garantire Quirico Manca, con il quale non ho risentimenti personali di alcun tipo. Invece non c’è stato il ritorno prospettato visto che sono state sottoscritte solo 260 tessere con una media di 750 spettatori a partita. Inoltre l’unico contributo esterno l’ho trovato io con la ’91 Petroli’ grazie a un rapporto che intercorre tra me e l’azienda”.
Chi ha le colpe maggiori allora?
“Sono di alcuni personaggi di fiducia di una proprietà che stesso loro hanno tradito. C'era infatti chi voleva entrare all’interno della società con ruoli ufficiali (con tanto di censimento e tesseramento federale) che io non ho mai voluto riconoscere. Così è stato fomentato un clima di contestazione, avvallato dalla Segesta, nei confronti del loro garante fiduciario. Hanno cominciato a chiedere di comprare giocatori veri e se ho gravato sul bilancio con qualche operazione, della quale la proprietà era sempre informata, alla fine di settembre è stata solo colpa di tutto ciò”.
Si è un po’ esagerato secondo lei?
“Assolutamente sì. Dopo un ritiro tranquillo la squadra è stata fortemente contestata fin dalla prima partita di coppa Italia contro la Paganese. Addirittura ci fu un'aspra protesta anche nell’ultima amichevole precampionato ad Agropoli. Il picco si è toccato nella sfida contro il Benevento. Tornammo negli spogliatoi sul 2-1 tra gli applausi, poi perdemmo 3-2 a causa di alcuni episodi disgraziati e la curva iniziò a fischiarci. Al termine della gara la contestazione diretta in un primo momento a Manca si è spostata in un amen verso di me, come se il proprietario del Savoia fossi io”.
Quali pensi siano stati i suoi meriti?
“A mo di orgoglio posso affermare che senza i miei rapporti istituzionali non avremmo mai avuto in concessione la deroga per lo stadio Giraud, determinante per l'iscrizione al campionato. Inoltre grazie ai contributi della Lega e i contributi sui giovani sono riuscito a pagare gli stipendi da luglio ad ottobre con la sola trattenuta Irpef relativa all’ultimo mese. Si sarebbe evitato anche il punto di penalizzazione di recidiva della mia gestione se non avessero pagato stipendi e contributi relativi al bimestre di novembre e dicembre”.
Pensa sia stata una mossa tardiva quella di portare ora i libri in Tribunale?
“Se non fossero state accettate le mie dimissioni a dicembre l’avrei fatto immediatamente. Non avrei imposto l’auto fallimento come accaduto ora, ma avrei fatto in modo di mettere in liquidazione il club per insolvenza. In questo modo qualunque imprenditore con una minima immissione di denaro poteva salvare il Savoia, con la squadra che nel frattempo avrebbe continuato a giocare senza problemi. A questo punto vorrei capire perché dal 29 dicembre la Segesta ha assunto degli impegni che sapeva di non poter mantenere. Hanno preferito chissà per quale motivo lasciare il club in abbandono. Caso emblematico il fatto che non si siano presentati come terza parte interessata alla sentenza del Coni sul caso Reggina. Se avessero fatto come la Carrarese, in relazione al ricorso della Pro Piacenza, un epilogo così triste si sarebbe di sicuro evitato”.
In conclusione, che rammarico ha in questa sua seconda esperienza a Torre Annunziata?
“Se avessi avuto lo stesso clima di serenità e incoraggiamento ricevuto dalla squadra da gennaio in poi, credo che con tutti i limiti il Savoia si sarebbe salvato senza problemi. Basti pensare che io ho lasciato la società con i bianchi terzultimi e a sette punti dall’ultimo posto . Malgrado il mercato di riparazione se nel girone di ritorno sono stati conquistati 19 punti lo si deve ai vari Gragnaniello, Sirigu, Checcucci, Verruschi, Di Piazza, Scarpa e D’Appolonia che erano stati presi da me e dal ds Obbedio a inizio stagione”.
Foto Nunzio Iovene Il Cigno @rt
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