L'attività di indagine ha consentito di "raccogliere un'impressionante mole di elementi indiziari disvelando l'esistenza di un sistema corruttivo così diffuso da coinvolgere una notevole quantità di soggetti gravitanti intorno all'ufficio dei giudici di pace di Torre Annunziata". Lo scrive il gip di Roma, Costantino De Robbio, nell'ordinanza di custodia cautelare con cui ha disposto il carcere per 22 persone.

Nel mirino quasi tutti avvocati dell’area vesuviana, nella zona compresa fra Torre Annunziata, Castellammare di Stabia e Pompei. Il provvedimento è stato emesso per una serie di corruzioni messe in atto tra giudici, avvocati e periti assicurativi in merito a falsi incidenti stradali

Per il giudice siamo in presenza di una "sistematica violazione delle norme" alla luce di una "eccezionale capacità a delinquere dimostrata dagli indagati che hanno una non comune idiosincrasia al rispetto delle regole ed una pervicacia che rende assolutamente negativa ogni prognosi di collaborazione". Nel provvedimento di circa 60 pagine sono citate anche un serie di intercettazioni. In un dialogo uno dei giudici di pace finiti in manette si lamenta del taglio di banconote ricevute per una mazzetta. "Ma che sei venuto con tutte carte da dieci... mo lo picchio a questo!", si legge nella intercettazione.

Trentamila euro di “mazzette” sarebbero state trovate nella abitazioni di un giudice di pace e di una sua collaboratrice nel corso delle perquisizioni legate agli arresti di questa mattina. Ma numerosi, secondo quanto riferisce anche l’Ansa, sarebbero i presunti casi di corruzione emersi nell'ambito di contenziosi civili per sinistri stradali: il giudice concordava con l'avvocato di parte la nomina di un consulente compiacente a cui veniva chiesto di rilasciare una perizia "favorevole". Per la nomina il perito pagava una tangente al giudice di pace ma riceveva, a sua volta, un compenso dall'avvocato interessato ad ottenere una consulenza compiacente. Alla fine l'avvocato e il giudice di pace scrivevano la sentenza "a quattro mani", decidendo il danno, l'entità del risarcimento, le percentuali di responsabilità e l'onorario. Infine, in base alla somma liquidata, il giudice di pace si appropriava anche di un'ultima tranche della sua tangente.

Dalle indagini sarebbe emerso che, proprio in una delle sentenze “a quattro mani”, l'avvocato "corruttore" si sarebbe rivolto al giudice di pace "corrotto" dicendogli: "Il mio onorario è troppo alto, non esageriamo altrimenti se ne accorgono".

In un altro caso uno dei giudici corrotti si sarebbe lamentato con l'avvocato "corruttore" per essersi presentato con la mazzetta. Il tariffario prevedeva 500 euro "a prestazione" e gli sconti anche di soli 50 euro erano mal sopportati, composta da banconote da 10 euro, quindi troppo voluminosa e vistosa.

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