Scandalo mazzette, i messaggi in codice tra Ariano jr e Ammendola. “Attento sei coinvolto anche tu”
La tesi da parte degli inquirenti. Indagini della finanza di Torre Annunziata sui conti correnti del loro collega
05-06-2021 | di Gianluca Buonocore
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“Quando avete fatto la procedura d’urgenza avete favorito quest’imprenditore”. E’ da poco passata la mezzanotte del 28 dicembre e Fabio Ariano, figlio di Nunzio, telefona a Luigi Ammendola.
Quest’ultimo è finito in carcere lo scorso giovedì per lo scandalo mazzette che aveva coinvolto già l’ex responsabile dell’Utc di Torre Annunziata.
Fabio Ariano fornisce le prime indicazioni all’ex vicesindaco su quanto avvenuto nelle ore precedenti. Per la tesi del gip Antonio Fiorentino dietro le parole del giovane si nasconde un vero messaggio in codice verso Ammendola. “Stati attento e vedi quello che puoi fare perché sei anche tu coinvolto”.
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AMMENDOLA TRANQUILLO. Dal canto suo il maresciallo della guardia di finanza ha sempre ostentato una cerca sicurezza. Il figlio di Nunzio Ariano è preoccupato di un’eventuale intercettazione (“papà era indagato da settembre” ndr). Ma Ammendola è deciso. “Non c’è nulla da nascondere, siamo tranquilli”.
Stesso copione anche due giorni dopo, quando l’ex vicesindaco si trova a confrontarsi con altri funzionari dell’Utc. Ammendola non sa di essere intercettato, ma nega anche stavolta ogni coinvolgimento. “Supino lo conoscevo appena e gli imprenditori li incontro soltanto al Comune. Poi non posso nemmeno vedere mia madre che si preoccupa. Io non c’entro nulla”.
IL PATRIMONIO. I colleghi della guardia di finanza hanno anche svolto degli accertamenti finanziari sui conti del maresciallo. Secondo quanto ricostruito, c’è stato un netto calo dei prelievi e dei pagamenti con carte di credito.
Particolare attenzione da parte delle fiamme gialle sulla conversazione tra la moglie di Ammendola e un’amica in merito ai regali costosi ricevuti dal marito.
Un altro elemento suggestivo, come espresso dallo stesso gip, che evidenzia comunque il dato oggettivo della diminuzione di recupero contante proprio nell’anno in cui venivano pagate dall’imprenditore Vincenzo Supino le tangenti.
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