Confesercenti e Federalberghi divisi sulla decisione di permettere l’ingresso gratis domenica 7 giugno agli Scavi di Pompei in fasce orarie. La decisione della Soprintendenza archeologica di Pompei, Ercolano e Stabia, insieme con il Ministero dei Beni culturali, assunta per tutelare affreschi e antiche mura dalle decine di migliaia di visitatori incontrollati, sta provocando i primi danni economici agli operatori della ristorazione. C’è, infatti, chi lamenta disdette dei tour operator che hanno deciso di dirottare i loro gruppi su Ercolano.

Al momento però si registra una certa divergenza di vedute tra Federalberghi e Confesercenti. I due rappresentati cittadini, raggiunti dall’Ansa, infatti esprimono pareri diametralmente opposti rispetto alla decisione della Soprintendenza. Se Rosita Matrone, rappresentante di Federalberghi a Pompei, si dice favorevole alla decisione “ma - afferma - avrebbero dovuto almeno parlarne con noi operatori del settore. Perché ci sono gruppi che hanno prenotato e soggiornano in città – dichiara all’Ansa. Ci auguriamo che almeno per loro e per i crocieristi, per chi viene da New York o dal Giappone, si abbia un po' di elasticità. Non per discriminare gli altri, ma per spirito di accoglienza, visto che vengono da così lontano e hanno speso tanti soldi per vedere Pompei”. Federalberghi propone quindi di procedere con prenotazioni.

Di parere opposto Gianluca Machetti, rappresentate Confesercenti, che sempre all’Ansa fa l'esempio degli Uffizi “dove i flussi dei visitatori hanno una gestione e una programmazione, mentre agli Scavi di Pompei si lascia che i tour operator si comportino alla presa della Bastiglia: portano qui in massa i loro gruppi, concentrati tutti negli stessi orari, centinaia di pullman che arrivano di corsa per un'ora, comprano al massimo una bottiglia d'acqua, cercano la toilette e scappano. Caricano e scaricano e per noi il ritorno consiste solo in traffico, sporcizia e disagi, oltreché per il danno d'immagine che ne subiamo. Abbiamo chiesto tante volte un tavolo di concertazione per parlarne. Ma la Soprintendenza la fa da padrone della nostra città. Noi, finora, Pompei l'abbiamo solo svenduta”.

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