La vicenda di Pompei è clamorosa. Si chiude un gioiello per chiedere più soldi per i lavoratori, quando se stesse aperto anche di notte garantiremmo maggiori risorse anche per loro”. L’ha detto Vittorio Sgarbi a margine di una lectio magistralis sulla ‘bellezza’ a Lajatico, Pisa.

Dopo l’assemblea sindacale di alcuni giorni fa, che ha paralizzato gli ingressi per qualche ora, sono scoppiate polemiche da tutta Italia. “È un problema di gestione”, ha continuato il critico d’arte che ha specificato: “Non sono in grado di fornire ricette ma certamente il parco archeologico pompeiano, per l’Italia, è un’autentica macchina da soldi. Più resta aperta al pubblico e più biglietti si staccano, permettendo così anche di avere maggiori risorse da destinare al personale”.

Sul tema dei controlli, invece, per Sgarbi la questione “è più complessa. Riguarda una più profonda politica di tutela e conservazione dei beni culturali”.

Drastico il commento della Lega nord: “Licenziamento collettivo per tutti i responsabili degli scioperi selvaggi”. Per il deputato leghista, Roberto Simonetti, occorre la “linea dura” contro assemblee non autorizzate, astensioni illegittime dal lavoro e forme illegali di rivendicazione 'sindacale'. La proposta del parlamentare del Carroccio prevede anche un “premio di produttività” per tutti i dipendenti degli enti museali, o dei soggetti gestori, legato al numero dei biglietti staccati e al grado di soddisfazione dei turisti, rilevabile tramite apposita strumentazione informatica per la registrazione del “customer satisfaction”.

Un paese civile non può tollerare fatti come quelli di Pompei”, ha continuato Simonetti che ha concluso: “Non possiamo permettere che questo processo, in tempi di crisi, sia messo in scacco da chi maschera da battaglia sindacale azioni da ritenersi al limite della legalità e del violento”.

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