Scavi di Pompei. Competizione internazionale per il nuovo direttore
Il ministro Franceschini traccia le linee programmatiche del sito archeologico
18-09-2020 | di Redazione
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Un nuovo "enorme progetto" di messa in sicurezza per tutto il versante sud del parco, che porterà con sé ulteriori scavi e scoperte, tanti edifici ancora da restaurare e riaprire al pubblico, le strategie per riconquistare i visitatori dopo il crollo dei mesi di pandemia. Pompei cerca un nuovo super direttore e il ministro della cultura Franceschini chiama a raccolta la stampa internazionale: "Il bando è sulle pagine dell'Economist per oggi e domani, aiutateci a far girare la notizia", annuncia il ministro
La competizione è aperta, "si faccia avanti il migliore", ripete affiancato da Massimo Osanna, che del sito archeologico campano è l'applauditissimo direttore uscente e che ora, nella nuova veste di direttore generale dei Musei Mibact, potrà seguire da vicino la scelta del successore, per legge affidata ad una commissione di esperti internazionali e quindi allo stesso ministro. Porte aperte in Europa anche per Pompei, quindi, da sempre il secondo sito più gettonato d'Italia dopo il Colosseo, le candidature si possono inviare fino al 3 novembre, la nomina dovrebbe arrivare entro il marzo 2021.
"A contare sono il curriculum, la qualità il progetto, non la nazionalità". Tant'è, alla vigilia di una tornata elettorale e di un referendum entrambi nevralgici per la buona tenuta del governo, Franceschini guarda ai risultati degli ultimi 5 anni e sciorina i successi del Grande Progetto Pompei con 76 interventi finanziati grazie ai 105 milioni arrivati per il 75% dall'Unione Europea, la messa in sicurezza di "un fronte di 2,7 chilometri, oltre 2000 metri quadri di superficie indagata, 45 edifici restaurati, 30mila metri cubi di materiale di scavo rimossi, 4 chilometri di itinerari facilitati per i visitatori con disabilità". E ancora, sottolinea soddisfatto l'exploit di visitatori arrivato con il nuovo corso, che ha visto lievitare gli ingressi dai 2, 6 milioni del 2014 ai quasi quattro del 2019 (3.937.468).
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"Quando sono arrivato Pompei era un simbolo di crolli, oggi è un modello per il mondo", ripete facendo notare gli incassi "che in 5 anni sono cresciuti del 94%, aiutando, grazie al meccanismo di solidarietà anche tanti altri musei meno noti". Certo, c'è stata la mannaia del lockdown, seguita dalle incertezze della riapertura, che anche qui hanno colpito duro: "Rispetto al 2019, un crollo del 70 per cento delle visite", anticipa il ministro. "Ad oggi gli spettatori totali del 2020 sono pari a quelli di un solo mese di alta stagione del 2019". I numeri precisi fanno paura: 19 mila a giugno (quasi il bilancio di una domenica gratuita) 56 mila a luglio , 129 mila ad agosto.
Chiamato a Pompei dall'allora ministro Massimo Bray, anche Osanna guarda al bilancio di 6 anni di lavoro: "Lascio Pompei in uno stato molto diverso da quello che ho trovato, ma il merito è della squadra, del progetto, delle sinergie - si schernisce il professore, che in tanti anni non ha mai voluto lasciare l'insegnamento alla Federico II di Napoli - il successo si deve a una nuova capacità di dialogare con il territorio e di fare rete con le istituzioni". La prossima settimana, anticipa confermando che manterrà l'interim alla guida del sito fino all'arrivo del prossimo direttore, si inaugurerà il nuovo museo di Stabia, con affreschi stupefacenti e nuove meravigliose opportunità di visita. Anche se il lavoro da fare, avverte, "rimane tantissimo". E il successore? A chiunque sarà, risponde l'archeologo, "vorrei lasciare la consapevolezza che anche una situazione altamente critica si può affrontare e gestire con successo dall'interno". Poi lancia un appello "perché si mantenga un'attenzione fondamentale alla manutenzione programmata", quella che è mancata per decenni prima dei crolli.. Poi rilancia: "La parte degli scavi è importantissima, è vero. Ma ora bisogna intervenire su tutto quello che c'è intorno alla città antica, trasporti, infrastrutture, ospitalità. La nuova grande sfida è qui"
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