“È palese la situazione di sottorganico in cui versa il sito archeologico, però bisogna essere chiari: occorrono assunzioni statali, non quelle private che propinano contratti a tempo dove beneficiano solo agenzie interinali”. Il messaggio di Tommaso Flauto, rappresentante sindacale dell’USB negli scavi di Pompei, è chiaro. Non una ricetta per risolvere l’ormai caso della prima domenica di maggio, quando nel sito archeologico famoso nel mondo arrivarono poco più di 33 mila persone (33,257 per l’esattezza), ma delle indicazioni complessive che aiuterebbero a migliorare la situazione negli scavi.

“Ai monumenti non aiutano certamente l’invasione di persone che, in molti casi, riscoprono solo un posto per banchettare”. Secondo il sindacalista, “molti visitatori non vengono per il piacere della visita dei luoghi, ma solo per passare giornate insieme, noncuranti dei disagi che provocano e, peggio ancora, sporcando e rovinando beni d’arte unici nel mondo”. Del resto, lungi dall’essere un feticcio, ma la foto che ha fatto il giro del mondo, del banchetto stile pasquetta proprio negli scavi di Pompei, è una dimostrazione evidente di quanto dice Flauto. “Una scena che poteva essere evitata se solo si fossero applicate le restrizioni previste già per i bagagli e le borse all’ingresso del sito”.

I LAVORI. “Prendiamo un dato su tutti: 50 operai costano circa 80 milioni in 40 anni. Molto meno dei soldi che si stanno spendendo adesso per il Grande Progetto e di sicuro assicurerebbero lavori ordinari che, con il tempo, eviterebbero o avrebbero già evitato il tracollo degli scavi”. È l’altra parte dell’idea di Tommaso Flauto sulla questione della manutenzione del sito archeologico. “Lo sforzo economico che si sta facendo adesso – continua il sindacalista dell’USB – è utile solo per una parte degli scavi. A questo si aggiunge che flussi simili a quelli di domenica consentono di preservare i lavori per poco tempo”. Per questo motivo, secondo Flauto, “serve una squadra permanente di operai: pittori, mosaicisti, restauratori”. Team che, fino a qualche decennio fa, c’era e riusciva ad assicurare una manutenzione ordinaria tutto l’anno.

In definitiva, “eventi come le domeniche gratuite servono solo ai politici per le loro campagne elettorali. Anche un contributo minimo per l’ingresso – conclude Flauto – avrebbe permesso di avviare il restauro di una casa”.

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