“La politica di questo governo sta puntando alla privatizzazione. Tutto a danno del personale e dei giovani”. Non ha dubbi Tommaso Flauto, responsabile sindacale dell’USB degli scavi di Pompei, nella sua analisi sull’attuale situazione all’interno del parco archeologico tra i più famosi e visitati al mondo.

Privatizzazione, lavoro precario e sottopagato e mancanza di prospettive occupazionali per i giovani sono i punti cardine del sindacalista che addita il “governo centrale reo – dice – di toglierci scientificamente soldi. La mancanza di contratto ne è un esempio”.

PRIVATIZZAZIONE. “Da un anno è partito il Grande Progetto Pompei: 105 milioni di euro per far rinascere la città antica”, afferma Flauto che continua: “Si stanno stipulando molte convenzioni con società esterne che stanno facendo sempre più ingerenza assumendo compiti che devono essere esclusivamente a nostro appannaggio, come quello della tutela. Una su tutte è l’ALES che attinge fondi al GPP e, corre voce, resterà anche dopo la scadenza dei fondi, datata 31 dicembre di quest’anno”.

LAVORO PRECARIO. È proprio l’esternalizzazione e privatizzazione dei servizi che, secondo il sindacalista dell’USB, “spinge verso personale sottopagato, con contratti brevissimi e senza alcuna tutela per i lavoratori”. Insomma, “tanto guadagno per molti dirigenti ALES a scapito dell’occupazione stabile e duratura”.

PROSPETTIVE PER I GIOVANI. “Siamo letteralmente in trincea per difendere ogni posto di lavoro e ridare ai giovani una speranza”. Stando alle parole di Flauto, il Progetto Pompei va nella direzione opposta all’occupazione stabile. “Noi chiediamo che si sblocchi subito il turnover per poter assumere forze fresche e preparate. Agli scavi di Pompei occorrono profili specializzati come restauratori, mosaicisti, muratori e assistenti alla vigilanza. Tutte figure che dovrebbero garantire una manutenzione ordinaria del sito ed il cui costo è infinitamente inferiore a quello delle esternalizzazioni, appalti e convenzioni con privati che – conclude – servono solo a sfruttare il lavoro”.


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