Si avvia alla fine il processo sul crollo della Schola Armaturarum, 'la Casa del Gladiatore' sbriciolatasi il 6 novembre 2009 in via Dell'Abbondanza a Pompei. A processo per disastro colposo c'è oggi un solo imputato, l'architetto in pensione Paola Rispoli,  all'epoca dei fatti responsabile delle Regioni I e III degli Scavi (il crollo si verificò all'alba proprio nella Regio III). 

Alla Rispoli il pm della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Emilio Prisco, contesta "imprudenza, negligenza e imperizia per aver sottovalutato l'avanzato stato di degrado dell'edificio".

"Il crollo della Schola fu causato da un evento idrogeologico eccezionale, il più grave degli ultimi 50 anni a Pompei". Così oggi a processo il consulente tecnico della difesa, l' ingegnere Paolo Rozza, che dinanzi ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata precisa: "Quattro giorni prima che la Casa si sbriciolasse a Pompei venne giù una bomba d'acqua. Quaranta centimetri in mezz'ora. Una sorta di record per le statistiche". Per il superconsulente non ci sono dubbi: "La spinta del terreno causò quel giorno il crollo".

A sostegno della tesi (sostenuta a processo dall'avvocato della Rispoli, Orazio Cicatelli) l'ingegnere deposita oggi relazioni e rilievi fotografici. Cinquanta pagine fitte per fugare i dubbi dell'accusa per la quale, stando alla versione del consulente, "pezzi e residui del muro crollato, allora, dovevano rinvenirsi solo all'esterno, lungo via Abbondanza. Non anche, come invece accaduto, all'interno del perimetro dell'area interessata". 

Una contestazione che potrebbe rivelarsi decisiva in vista della sentenza, attesa sui crolli agli Scavi di Pompei in autunno. Il Comune guidato dal sindaco Nando Uliano è parte civile e attende il risarcimento danni.

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