Appalti, documenti nascosti e un’indagine della Dda. Sono ore febbrili a Torre Annunziata per il contenuto della relazione, presentata dalla commissione d’accesso al Ministro degli Interni Luciana Lamorgese, sullo scioglimento dell’Assise per infiltrazioni della camorra.

Un epilogo tanto atteso quanto scontato. Ora ci saranno 18 mesi di commissariamento, ma sono ancora tanti i punti da chiarire e che potrebbero portare a ulteriori indagini anche dal punto di vista giudiziario.

GLI APPALTI E I DOCUMENTI NASCOSTI. Dall’insediamento avvenuto nello scorso ottobre, la commissione ha provato a fare luce su una serie di situazioni sospette. La prima è quella riguardante gli appalti per affidamento diretto. In particolar modo sono stati bloccati tutti gli atti firmati da Nunzio Ariano, ex capo dell’Utc finito in carcere per essere stato beccato in flagranza con una mazzetta da dieci mila euro ricevuta da un imprenditore il 28 dicembre del 2020. Inoltre non sono stati chiari nemmeno i lavori al porto e quelli per le Universiadi.

Inoltre, i commissari hanno dovuto sollecitare più volte l’Ente per la ricezione di alcuni atti che non venivano consegnati. C’è voluto anche l’intervento di polizia e guardia di finanza per riuscire a sbloccare le pratiche.

L’INDAGINE DELLA DDA. Il colpo di grazia definitivo è arrivato il 9 febbraio con il blitz della Dda all’ultimo consiglio comunale. Ben dodici le persone iscritte nel registro degli indagati. Tra queste il sindaco Vincenzo Ascione, che ha provato a non dimettersi fino a quando non è rimasto da solo sulla barca. Assieme a lui anche l’ex braccio destro Luigi Ammendola, il presidente del consiglio comunale Giuseppe Raiola e lo stesso Nunzio Ariano.

Particolare attenzione sulla figura di Salvatore Onda, che era strettamente imparentato con la consigliera Maria Oriunto. Per gli 007 della Dda il nipote del killer Umberto Onda, componente storico del clan Gionta, era uomo influente per le scelte del Comune, malgrado fosse solo un dipendente della società partecipata Prima Vera.

Così la politica torrese trema, mentre in città si sta pensando a come ripartire nell’anno e mezzo di commissariamento.

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