“Il giorno dopo sui giornali c’era scritto che il mio Peppe era morto per caso. Ci rifletto pure oggi, 8 anni dopo che un proiettile non ha mai permesso alla piccola Ludovica di dirgli una poesia. Giuseppe Veropalumbo non è morto per caso, no. Chi ha sparato era consapevole ed è a piede libero”.

È una Carmela Sermino in lacrime quella che conclude a Palazzo Criscuolo la settima edizione del “memorial” sportivo dedicato dal Comune di Torre Annunziata alla tragica morte di suo marito, Giuseppe Veropalumbo, il carrozziere oplontino ucciso il 31 dicembre 2007 da un proiettile sparato in aria per festeggiare il Capodanno.

Per tutti Peppe, che quella sera era in casa con sua figlia ancora in fasce, giocando a carte prima della mezzanotte, è una delle tante vittime innocenti di camorra. Ma 8 anni dopo la sua morte, la coraggiosa “vedova Sermino” non conosce il nome del suo killer: nonostante le numerose lettere indirizzate ai Presidenti di Camera e Senato per chiedere giustizia. In compenso Carmela Sermino riceve attestati di stima e due medaglie, consegnatele dal Comune di Napoli e dall’assessore partenopeo alle Politiche Sociali Alessandra Clemente che ribadisce: “Torre Annunziata è un modello. Facciamo tutti rete contro la camorra”.

PAROLA AL SINDACO. “Sparare botti e fuochi d’artificio per il 2016 significa offendere la morte di Giuseppe e la democrazia”. Il sindaco di Torre Annunziata, Giosuè Starita, consegna la medaglia a Carmela Sermino e spiega così il divieto di festeggiare il Capodanno in città: “I botti sono un retaggio medioevale. Il caso Veropalumbo ne è stata solo l’apoteosi. Ho imposto un’ordinanza, ma con la sola repressione Torre non andrà da nessuna parte. Per il nuovo anno – conclude – spero si rispettino anche solo semplici regole. Regole del buon vivere civile, per tornare ad essere finalmente liberi anche dalla camorra”.

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