“Erano trent’anni che vivevamo in Largo Macello e ora ci hanno allontanato anche da qui. Un’alternativa forse l’ho trovata, ho preso in affitto una casa a Terzigno. Non ho pagato l’affitto per intero perché sto aspettando che il comune mi dia i soldi che mi ha promesso”.

E’ il grido di Safet, uno degli sfollati del campo rom dell’ex scuola Morrone che verrà murato entro il pomeriggio di martedì 16 aprile, dopo le ordinanze di sgombero che sono state notificate da circa un mese. Dalle prime ore del mattino, polizia di stato, vigili del fuoco e polizia municipale, accompagnati dai funzionari dell’ufficio tecnico comunale di Torre Annunziata, sono all’opera per lo sgombero definitivo del campo rom. Nel pomeriggio, gli operai e tecnici lavoreranno per chiudere definitivamente gli accessi e murare gli edifici.

Le famiglie che prima abitavano le palazzine diroccate, ora dovranno cercarsi una nuova casa. Tra questi c’è anche Safet, un cittadino di origine serba di 52 anni il quale, in occasione dello sgombero del 3 marzo scorso, ci raccontò la sua storia. Assieme a moglie e figli ha dovuto patire un primo sfratto dal campo rom di Largo Macello, prima dell’inizio del nuovo incubo. “Ho presentato tutte le carte al comune per poter accedere al rimborso, ma non ho ricevuto alcuna notizia – ha raccontato Safet -. Non ho pagato l’affitto per intero per la nuova casa che ho trovato perché sto aspettando che il comune mi dia i soldi che mi ha promesso”.

IL CONTRIBUTO DEL COMUNE. Nel consiglio comunale del 1 aprile è stata approvata la misura di sostegno agli sfollati: 2mila euro per nucleo familiare, che dovrebbero servire a tamponare il problema. “Spero che il comune faccia presto altrimenti mi cacceranno anche da Terzigno”, ha spiegato Safet con la voce rotta dall’emozione.

Staccate tutte le utenze di acqua, luce e gas. La maggioranza degli occupanti sta andando via senza opporre resistenza, ma non sono mancati alcuni momenti di tensione. “Noi ci guadagniamo da vivere lavorando onestamente – ha raccontato una signora, anch’essa raggiunta dall’ordinanza di sfratto - e ora andrò a finire in mezzo a una strada. Mio marito ha più di 60 anni e non lo prende nessuno a lavorare”. Nel frattempo, nel piazzale, le famiglie che presto si allontaneranno dal campo rom stanno racimolando tutto quello che avevano per portarlo via un po’ alla volta: materassi, pentole, sedie e tavolini e materiale ferroso di varia natura in attesa che vengano apposti i blocchi di cemento agli ingressi di via Roma e di Largo Grazie.

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