Lo sgombero di Palazzo Fienga torna a far litigare la politica a Torre Annunziata. La roccaforte del clan Gionta va liberata su 'input' del Prefetto di Napoli entro il prossimo 23 gennaio, ma SEL non ci sta e dopo la lettera indirizzata dal sindaco Giosuè Starita ai torresi, "condividiamo in pieno le iniziative della Prefettura e delle forze dell'ordine", ha scritto il primo cittadino, il partito guidato in città da Massimo Napolitano alza la voce: "Riteniamo scandaloso - esordisce Napolitano in un duro comunicato - che il sindaco usi lo sgombero come agnello sacrificale per evitare lo scioglimento del Consiglio. Tante altre prescrizioni del Prefetto, infatti, sono state dimenticate".

"La camorra non si combatte sfrattando famiglie e bambini - continua SEL - . Se ci sono camorristi tra gli abitanti di quella struttura devono essere arrestati e messi in galera. Lo sfratto non è una pena accessoria alla detenzione".

Palazzo Fienga è stato dichiarato inagibile già in estate: era il 14 agosto quando la perizia tecnica dell'ingegnere Vittorio De Riso, esperto nominato dal Comune per condurre uno studio statico sull'immobile di via Bertone, diede in pratica l'ok definitivo allo sfratto di 39 famiglie dal quartiere generale dei 'valentini'. Sel attacca Starita anche sui risvolti pratici della perizia: "L'amministrazione deve spiegarci come mai non sono state fatte sgomberare tutte le altre abitazioni del Quadrilatero. Case che, o sono crollate sotto i nostri occhi, o versano addirittura in condizioni peggiori. Inoltre - rincara la dose la nota pubblica - qualora si decidesse per lo sgombero occorre trovare strutture adatte ad ospitare gli sfrattati. Non certo i box di via Tagliamonte o le case popolari, scavalcando così la lista dei legittimi assegnatari".

"Il Sindaco - chiosa SEL - vorrebbe ergersi a paladino anti-camorra con questi sistemi? I metodi usati sembrano invece essere simili a quelli che dice di voler combattere".

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