Si costituì nel giorno dei funerali di Matilde Sorrentino: il ritratto del killer
Isolato e abbandonato da tutti, Alfredo Gallo scelse di sfuggire alla vendetta dei clan andando dai carabinieri
27-03-2022 | di Redazione
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Isolato e abbandonato, andò a costituirsi, forse per evitare di essere ucciso.
Alfredo Gallo, l’uomo che impugnò la pistola armata da Francesco Tamarisco, il 26 marzo 2004 alle ore 20.30 andò sul pianerottolo della casa di Matilde Sorrentino. Nella palazzina del Parco Trento, al Rione Poverelli, si sentirono prima gli spari, poi le grida. Ma almeno all’inizio, non si riuscì a risalire agli autori del gesto.
Un vuoto colmato quattro giorno dopo, durante i funerali di Mamma Coraggio. Il killer probabilmente sapeva di essere ricercato e sapeva che intorno a lui non c’era più nessuno in grado di aiutarlo. Un omicidio che fece troppo rumore per restare nell’ambito camorristico di una comunità, grazie anche all'ottimo lavoro dei carabinieri di Torre Annunziata, allora coordinati dal capitano Fernando Maisto.
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Una vita passata a delinquere per Alfredo Gallo. A 17 anni fece parte della banda che mise in atto la rapina che costò la cita al commerciante Andrea Marchese. Era il 17 maggio 1995 e l’imprenditore, 49 anni, fu ucciso durante una rapina nel suo deposito di arredi per bagno, in via Roma a Torre Annunziata. Un’impresa considerata tra le più fiorenti del settore nella provincia napoletana. Due persone, col volto coperto da calzamaglie, tra le quali Gallo, irruppero nel centro all’ingrosso semideserto, puntando una pistola alla testa, chiedendogli di aprire la cassaforte. Andrea Marchese, secondo la ricostruzione della polizia, si alzò per mostrare che nel forziere non c’era una lira, ma il gesto repentino gli costò la vita. Il rapinatore armato gli esplose contro tre colpi ferendolo mortalmente al volto e alla tempia.
Gallo per questo delitto fu condannato a 8 anni di reclusione. Era da pochi mesi uscito dal carcere. Una volta uscito fu assoldato da Tamarisco. L’obiettivo era zittire chi l’aveva umiliato agli occhi dei clan. In un contesto non ancora chiaro dell'accaduto, l'atto di costituirsi poteva rappresentare il tentativo di sfuggire a una ritorsione della camorra. Dovrà scontare il resto della sua vita in carcere.
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