Si faceva mandare foto e video dalle pazienti: chiesto processo al finto ginecologo
Il 42enne, originario di Torre Annunziata, mieteva vittime in tutta Italia: coinvolte almeno 18 donne
20-11-2024 | di Marco De Rosa
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Si è finto ginecologo per lungo tempo. Mieteva vittime in tutta Italia, facendosi mandare foto e video dalle sue pazienti. È stato chiesto il processo per Salvatore Sisto Urgo, 42enne originario di Torre Annunziata. Nella sua trappola sarebbero finite almeno 18 donne, 16 delle quali a Lecce, perfino una donna malata di cancro.
Il suo piano era ingegnoso. Dopo avere hackerato i server di cliniche e ospedali per ottenere informazioni sensibili, si sarebbe spacciato per ginecologo e avrebbe contattato le donne inducendole a inviargli foto e video delle loro parti intime. Secondo l’accusa, addirittura a compiere atti di autoerotismo davanti alla webcam. E ora potrebbe finire sotto processo con le accuse di tentata violenza sessuale, usurpazione di funzione pubblica e trattamento illecito dei dati.
Il finto medico, residente a San Mauro Forte (Matera) e attualmente detenuto per fatti analoghi, è stato incastrato grazie alle indagini avviate nel 2021 dopo la denuncia di una studentessa 24enne leccese, per presunti episodi di molestie sessuali avvenute online, tra luglio e ottobre 2021, ai danni di almeno 18 donne - di cui 16 salentine - che sarebbero state contattate con l’inganno dal sedicente ginecologo oplontino.
Quest’ultimo, entrato in possesso delle loro diagnosi e dei dettagli dei loro esami, le avrebbe contattate telefonicamente fingendosi un medico (oppure primario o direttore sanitario) che necessitava di ulteriori accertamenti. E con questo stratagemma metteva in funzione il suo piano.
Nel corso dell'udienza preliminare, celebrata ieri, alcune vittime hanno chiesto di costituirsi parte civile. L'imputato, difeso dall'avvocato Claudia Strafella, ha chiesto il giudizio abbreviato, condizionato a una perizia psichiatrica. Sarà ora Il gup Valeria Fedele a decidere, il prossimo 18 febbraio, se rinviarlo a giudizio, come richiesto dal pubblico ministero Luigi Mastroniani.
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