Nuova mazzata per Nunzio Ariano. L’ex capo dell’Utc di Torre Annunziata è stato condannato a 6 anni di reclusione, in primo grado, per il processo sulla seconda mazzetta intascata dall’imprenditore Amedeo Carluccio per i lavori all’asilo nido di via Parini. Il giudice del tribunale torrese Carmela De Simone ha accolto la richiesta avanzata dalla pm Giuliana Moccia. Bocciata la tesi della difesa, sostenuta dall’avvocato Alfredo Sorge, che puntava sull’inattendibilità delle parole di Carluccio.

Presente in aula anche lo stesso Ariano, giudicato con rito abbreviato, attualmente detenuto agli arresti domiciliari nella sua abitazione a Torre Annunziata. L’ingegnere ha assistito all’udienza, salvo poi rinunciare ad ascoltare la lettura del dispositivo. Sguardo basso per colui che secondo la Procura ha creato un vero e proprio sistema fatto di corruzione e tangenti.

LA REQUISITORIA. Durissime le parole da parte del pubblico ministero nel corso della sua requisitoria. Giuliana Moccia ha ricostruito per filo e per segno le varie tappe dell’inchiesta su Ariano. L’ingegnere già condannato a sei anni per la prima mazzetta, anche in appello, ha dovuto rivivere tutto a partire dal 28 dicembre, data nella quale fu beccato in flagranza di reato con le due mazzette da 5mila euro ricevute dall’imprenditore Vincenzo Supino per i lavori anti Covid alla scuola Siani.

“Ormai era diventata una prassi – ha affermato la pubblica accusa- Gli appalti venivano affidati tramite mazzette in quello che era diventato il ‘sistema Ariano’. E’ uscita fuori anche la figura politica che è stata riscontrata nell’ex vicesindaco Luigi Ammendola, scarcerato dal Riesame, ma colpito dall’avviso di chiusura indagini”.

Nessuno sconto per l’ex capo dell’Utc, con la pm che ha posto l’attenzione sul trasferimento di fondi scoperto dalla guardia di finanza mentre era in carcere. “Non solo non si è mai pentito dopo 10 mesi di detenzione –ha detto la Moccia- Ma ha anche aggravato la sua posizione tentando di far sparire i soldi che erano sul suo conto (circa 500mila euro ndr) tramite una procura speciale alla moglie. Ipotesi avvalorata anche dalle intercettazioni nelle quali affermava chiaramente ‘facciamo sparire tutto prima che scoprano i soldi”.

Infine ne ha sottolineato la pericolosità sociale. “E’ un soggetto che per anni ha lucrato sui soldi dei contribuenti usando il comune di Torre Annunziata come cosa propria”.

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