“Giuseppe avrebbe dovuto dormire da me quella sera. Quando lo salutai sulla spiaggia di Meta invece mi disse: vado a casa di Francesco. Forse è lì che consumarono l’ultimo pezzo di eroina. Da me non si poteva”. Giuseppe Gargiulo (in foto), il 18enne morto di overdose nella notte del 9 giugno 2012, dopo un tragico droga-party tra amici, quella sera forse sbagliò scelta. La più importante. Giuseppe pagò a carissimo prezzo, con la sua stessa vita, il repentino cambio d’idea. La fatale indecisione di un attimo. Dubbio dettato anche dall’alterazione psico-fisica, dovuta al mix letale di eroina e marijuana consumato poco prima “in treno verso Napoli, al McDonald’s a pranzo e poi in spiaggia. Comprammo la droga a Secondigliano. Fu Francesco a prenderla. Lui era l’unico del gruppo che sapeva dove andare”.

A svelarlo oggi a processo, dinanzi al giudice del Tribunale di Torre Annunziata Maria Laura Ciollaro, è un testimone chiave della vicenda. Saverio, all’epoca minorenne, che quella notte vide l'amico di sempre per l’ultima volta in riva al mare. Maglietta viola a maniche corte, un tatuaggio lungo quanto un braccio e un pacchetto di “Merit”, sempre tra le mani, stretto in aula: a tradire emozione, sgomento, semplice gioventù.

“Stavamo un po’ alterati, ma nel complesso lucidi – racconta oggi Saverio mordendosi di continuo il labbro - . Me ne tornai a casa in motorino. Anche io ebbi un mancamento. Scoprì la morte di Giuseppe solo la mattina dopo. Sotto casa di Francesco trovai un sacco di persone e pensai fosse successo qualcosa di grave. Anche perché, per delle ore, Giuseppe non mi aveva risposto al cellulare. C’era sempre la segreteria telefonica”.

Giuseppe Gargiulo invece era già morto: “arresto cardiorespiratorio”, secondo l’esito dell’autopsia sul suo corpo. Si era sentito male nella notte a casa di Francesco Sorrentino, 21 anni, originario di Napoli e di Letizia Autiero, 50, di Cercola, la mamma di Francesco. Entrambi oggi imputati di omissione di soccorso.

Per le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, infatti, Giuseppe Gargiulo, tra la mezzanotte e le 2 di quel maledetto 9 giugno, aveva manifestato "sintomi di debolezza, perdita di coscienza, emissione di bava dalla bocca" fino alla sua tragica scomparsa. Letizia Autiero e Francesco Sorrentino, madre e figlio, per l’accusa, anziché allertare il 118 vestirono Giuseppe con un pigiama e lo stesero su un letto. Vegliando il suo cadavere per ore. I soccorsi sarebbero stati chiamati solo alle 10 e 06 del mattino successivo.     

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