‘Sorvegliato’ ma in bici fuori a un bar. Il giudice: “Nessuna colpa”. Assolto Francesco Bollino
Il 44enne vicino al clan Gionta, fratello del ‘narcos’ latitante Luigi, non ha infranto gli obblighi di vigilanza
30-11-2015 | di Salvatore Piro
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Torre Annunziata. “Francesco Bollino non ha violato gli obblighi di sorveglianza speciale”. Questo il verdetto emesso dal giudice monocratico del Tribunale di Torre Annunziata, Antonio Pepe, che ha mandato assolto il 44enne pregiudicato vicino al clan Gionta, fratello del narcos latitante Luigi Bollino (51), imputato per associazione di stampo mafioso e irreperibile da circa due anni.
L’ARRESTO. Dopo aver scontato quasi nove anni in carcere, per un cumulo di pene per spaccio, furto e resistenza, Francesco Bollino, tornato in libertà ma sorvegliato speciale, fu ‘beccato’ dai carabinieri di Trecase nel maggio scorso sulla sua bici all’esterno di un bar di Corso Vittorio Emanule III. Bollino conversava con due ventenni pregiudicati, forse dopo un caffè preso in compagnia al centro del quartiere ‘Murattiano’ di Torre Annunziata. Per l’accusa, il fratello del ‘narcos’ fuggitivo non poteva: doveva starsene a casa. Lontano, soprattutto, da ‘amicizie’ compromettenti.
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Da lì il fermo, l’arresto e un nuovo processo a carico. Giudizio chiusosi con una sentenza di assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”. Il giudice Antonio Pepe ha accolto la tesi sostenuta in Tribunale dal legale di Bollino (il 44enne pregiudicato è assistito dall’avvocato Fabio Ferrante), che per la sua difesa “dati i trascorsi in cella e la giovane età degli ‘avventori’ non poteva di certo sapere i precedenti giudiziari” dei due ‘compagni di caffè’ al bar.
COGNOME ‘PESANTE’. La sentenza ha fatto rumore. Soprattutto per il cognome dell’imputato. Francesco Bollino, infatti, è il fratello del più noto Luigi, ritenuto dalla dda di Napoli tra i principali ‘narcos’ dei ‘Valentini’ di Torre Annunziata. Il ‘narcos’ è tuttora irreperibile. Luigi Bollino ora forse è all’estero, fuggito al fermo emesso nel 2013 dall’antimafia partenopea a carico di alcuni esponenti dei clan rivali Gallo e Gionta.
Il ‘narcos’, oltre a fuggire di continuo, è vivo per miracolo. Poco prima di Natale, nel 2006, Luigi Bollino fu ricoverato per giorni in prognosi riservata all’Ospedale di Boscotrecase. Il motivo? L’esito sanguinario di un agguato in piena regola: una pioggia di proiettili scaricatagli contro da due killer fuggiti dopo in moto. Luigi Bollino, quel giorno, riportò lesioni multiple all'addome, al torace, al cuoio capelluto e al testicolo. Feriti in modo più lieve invece, nello stesso raid, altri due uomini ritenuti dagli inquirenti vicini ai Gionta. Entrambi si trovarono con Bollino nel bel mezzo dei proiettili esplosi in via Pastore: Antonio Liotto e Michele Tuccillo i loro nomi. Per i carabinieri, l’agguato fu l’epilogo della guerra di camorra tra clan in lotta per il controllo del mercato della droga e del racket a Torre Annunziata.
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