"Ho avuto paura, perciò ho sparato". Ha ammesso di aver sparato, seppur puntando l'arma verso il basso, ma di averlo fatto per paura di essere aggredito, e non per vendicarsi. Si è difeso così, nel corso dell'interrogatorio sostenuto davanti al Gip di Napoli Nord Vera Iaselli, il 37enne Marco Bevilacqua, fermato dai carabinieri nella notte tra sabato e domenica dopo aver ferito a colpi di pistola quattro giovani all'esterno di un bar di Qualiano, nel Napoletano. Un raid per il quale una delle sue vittime rischia ancora la vita. 

L'uomo, di Torre Annunziata, quando aveva 20 anni ha ucciso il suocero a Scafati durante una lite. 

Bevilacqua si è procurato l'arma poco prima, rapinandola ad una guardia giurata, che è stata minacciata con il coltello. Il giudice ha deciso per la convalida del fermo con emissione di ordinanza in carcere, e il 37enne, difeso dall'avvocato Nunzio Mallardo, è dunque rimasto all'istituto di reclusione napoletano di Poggioreale con accuse gravi: tentato omicidio plurimo, rapina aggravata, detenzione e porto abusivo d'arma da fuoco.

Nel corso dell'interrogatorio si è parlato anche del possibile movente, ovvero una o più aggressioni subite qualche giorno prima da Bevilacqua per mano dei quattro ragazzi, ma il 37enne sul punto è stato vago; peraltro Bevilacqua ha spiegato che la sera in cui ha sparato non aveva riconosciuto i quattro ma aveva esplosi i colpi in basso dove c'èra un gruppetto di persone da cui si sentiva minacciato, e solo quando è stato arrestato e gli sono stati comunicati i nomi delle vittime, ha capito che si trattava di ragazzi che conosceva ma solo di vista, con i quali dunque non aveva frequentazioni.

Il 37enne ha raccontato di aver rapinato la pistola al vigilante e di aver poi sparato per paura che gli potesse succedere qualcosa di grave. Alcune sue affermazioni sembrano essere contraddette dalle risultanze investigative: i carabinieri della Compagnia di Giugliano, coordinati dalla Procura di Napoli Nord (sostituto Giuseppe Vitolo), hanno infatti accertato che Bevilacqua e le quattro vittime si conoscevano bene e vivevano nello stesso posto, che l'aggressione al 37enne in effetti c'era stata, e che Bevilacqua, come emerso dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza, ha sparato ad altezza d'uomo, dunque per uccidere, e non verso il basso come emerso in sede di udienza di convalida.

Bisognerà poi capire se al momento del fatto il 37enne fosse poco lucido per l'assunzione di alcol o di qualche sostanza stupefacente: Bevilacqua è infatti un tossicodipendente iscritto al Sert, ma la sera del fermo non gli sono state fatte le analisi, anche se è probabile che le abbia poi fatte in carcere. E' comunque sul movente che si giocherà che la partita sia in questa fase di indagine che successivamente, quando inizierà il processo. Nei prossimi giorni il legale di Bevilacqua potrebbe fare istanza al Tribunale del Riesame di Napoli e chiedere la concessione dei domiciliari in una struttura per tossicodipendenti. "Confidiamo nel lavoro serio e professionale della Procura affinchè si capisca cosa è effettivamente accaduto - dice l'avvocato Mallardo - il mio assistito è dispiaciuto per quello che ha fatto".

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