Un fenomeno duro da sconfiggere. Tanti, troppi sono stati i casi nel 2022 che hanno innescato un allarme generale sulla popolazione giovanile. Baby gang che insultano, minacciano e istigano al suicidio. L’ultimo esempio tragico è avvenuto a Gragnano, dove un ragazzino di 13 anni è precipitato dal suo balcone pur di non incontrare i nuovo i suoi baby aguzzini.
Per bullismo si intende “il fenomeno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico”. Il termine, estrapolato dall’inglese “bullying”, letteralmente significa “intimorire” e in italiano non rende conto delle altre caratteristiche del fenomeno relative all’intenzionalità dell’atto, all’asimmetria della relazione, al perpetuarsi dell’azione nel tempo. Ed ora, con l’avvento dirompente delle nuove tecnologie, si parla di cyberbullismo, inteso come una forma di bullismo condotto attraverso strumenti telematici, come ad esempio tramite internet e i social network.
I ragazzi raccontano che spesso, nelle scuole, si deve passare attraverso un rito di iniziazione dove si deve sottostare alla legge del più forte (del gruppo più forte) per poter essere lasciati in pace, altrimenti, ribellandosi, si diviene vittima di soprusi. Alla base governa la paura, ma anche l’impossibilità di far ricorso all’adulto per denunciare il fatto e farsi aiutare. E quasi sempre si ritiene che non ci si possa far aiutare dall’adulto perché i ragazzi preferiscono l’omertà, a volte la sottomissione, piuttosto che coinvolgere l’adulto, sia esso genitore o insegnante, per poter essere aiutati.
Un fenomeno che quindi coinvolge l’ambito sociale dei rapporti. E quando accadono tragedie simili a quelle capitate al piccolo Alessandro, la comunità si interroga sui propri piccoli, sull’educazione che ricevono, se sia abbastanza quello che da genitori si fa per il proprio figlio. Quando un ragazzino di 13 anni muore, è la sconfitta di un intero sistema, quello che ogni giorno cerca di proteggere le giovani generazioni per garantirgli un futuro migliore. Un futuro che Alessandro non potrà vivere. Un futuro troncato dalla violenza di chi, alla loro età, dovrebbe muovere i primi passi nel mondo che verrà.
LE FRASI CHOC
“SE ALLEVI CONIGLI NON PUOI PRETENDERE LEONI”. È il post pubblicato da un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri che a quel tempo svolgeva il ruolo di coordinatore delle attività sportive della Scuola Ufficiali dei Carabinieri. Ha scritto su Linkedin per commentare il suicidio del ragazzo e le parole di alcuni psicologi sul caso. “Un ragazzino si suicida – si legge nel post – e psicoterapeutici sproloquiano in tv sul fatto che le parole sono armi e che c’entra il bullismo… senza pensare che se allevi conigli non puoi pretendere leoni… e che magari la colpa è quindi di chi non ha saputo far crescere adeguatamente quel ragazzino… il problema con un bullo si risolve, da sempre, dimostrandogli che non hai paura di lui…”. Una frase che non è rimasta impunita, in quanto l’Ufficiale è stato sottoposto a procedimento disciplinare. A far emergere il caso è stato Matteo Flora, imprenditore che fornisce supporto tecnologico alle vittime di “Revenge Porn”. Flora ha pubblicato in un video il post che è stato poi cancellato dal carabiniere.
SUICIDIO SENZA SOFFRIRE. E’ la ricerca effettuata su Google dalla giovane vittima dal suo computer prima della tragedia. Lo hanno accertato le ultime indagini coordinate dalla Procura. Un risvolto drammatico degli ultimi minuti di vita del ragazzo, travolto dalla pressione del gruppo di bulli, non nuovo a episodi del genere. Alcuni dei ragazzi coinvolti nelle indagini, infatti, nei mesi precedenti si sono resi protagonisti di condotte simili nei confronti di coetanei.
Un fenomeno duro da sconfiggere. Tanti, troppi sono stati i casi nel 2022 che hanno innescato un allarme generale sulla popolazione giovanile. Baby gang che insultano, minacciano e istigano al suicidio. L’ultimo esempio tragico è avvenuto a Gragnano, dove un ragazzino di 13 anni è...
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