“Non ho mai scelto io dalla cosiddetta short-list e il mandato all’avvocato Di Natale era una scelta di D’Auria. Il mio ufficio ratificava solo un incarico già conferito, continuando il lavoro di chi mi precedeva: Saverio Afeltra”. Si difende così oggi a processo, dinanzi ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata (presidente Maria Rosaria Aufieri), Eduardo Martucci (54), ex dirigente degli Affari legali interni all’ASL Napoli 5 (oggi Na 3 Sud, ndr).

L’ex funzionario è alla sbarra con altre otto persone (l’allora manager Gennaro D’Auria e Edoardo Di Natale, appunto, Giuseppe Porcaro, Gianluca Improta, Lorenzo Labate, Mario Migliuolo, Maria Rosaria Aiello, Giuseppe Ruocco) nel giudizio sulle presunte consulenze esterne ‘d’oro’ elargite presso l’Azienda sanitaria sotto la guida D’Auria. Abuso d’ufficio e falso, le accuse mosse a vario titolo agli imputati.

LE INDAGINI Per il pm della Procura oplontina, Silvio Pavia, dal 2006 al 2008 furono circa 22mila gli incarichi legali esterni conferiti, quasi sempre agli stessi difensori: Edoardo Di Natale e Gianluca Improta che pure “per opporsi sistematicamente alle azioni esecutive contro l’ASL, anche quando la causa era già persa” (così a processo nella sua deposizione il maresciallo dei carabinieri Pasquale Di Lallo, della polizia giudiziaria di Torre Annunziata, cui vennero affidate le indagini partite su input dello stesso D’Auria nel 2006) percepirono in totale quasi un milione e mezzo di euro (€ 1.390.981,00 il Di Natale ed € 119.719,00 l’Improta). Una collaborazione esterna non proprio ‘conveniente’, conclusasi inoltre con la soccombenza dell’ASL NA 5 per oltre il 95 % delle cause, con un aggravio di spesa sulla sorta capitale di venticinquemila euro circa.

IL RACCONTO “Io sapevo che tutti gli atti che arrivavano all’ASL dovevano essere opposti – ribadisce oggi ai giudici Martucci - . Un collaboratore dell’avvocato Di Natale tutti i giorni passava in segreteria e prendeva gli atti. Tra D’Auria e Di Natale c’era un grosso legame, non so se anche di amicizia, di sicuro di stima professionale. Si davano del tu e avevano colloqui settimanali”.

“Se qualcuno faceva un pignoramento contro l’Azienda – prosegue sempre Martucci sulla procedura interna seguita - l'atto originale andava direttamente sulla scrivania di D'Auria, non all'ufficio legale. Fu il direttore stesso a chiedere per prassi che anche i decreti ingiuntivi andassero in originale da lui, per apporvi il mandato e velocizzare il tutto. Io sapevo che per quella tipologia di atti c’erano quasi sempre Improta e Di Natale”.

Martucci è accusato, in particolare, di aver attestato falsamente nella proposta di individuazione dell’avvocato Di Natale “l’effettiva e tangibile convenienza economica nel conferire incarichi della stessa tipologia anche al di sotto dei minimi tabellari”.

Il discorso, quindi, si sposta sulle parcelle: “L’accordo preso solo a parole era che Di Natale si attenesse tra i minimi e i medi. Le parcelle erano oggetto di verifica? Certo. Se c’era qualcosa di ‘strano’ – conclude Martucci – il sottoscritto, con Carlo Sperandeo che mi aiutava dato il mio handicap visivo, chiamava l’avvocato o chiedeva un visto di congruità all’Ordine”.

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