Stalking e femminicidio. Una mano in difesa della donna. Melchiorre: “Tolleranza zero”
All’arciconfraternita dei Santi Agostino e Monica il dibattito sulla violenza di genere “Difendiamo Eva”
24-05-2019 | di Titti D'Amelio
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Stalking, aggressioni e femminicidio. Nella giornata in cui si commemorano le vittime della strage di Capaci si è tenuto presso la Cappella dell’Arciconfraternita dei Santi Agostino e Monica di Torre Annunziata, l’incontro “Difendiamo Eva”, dibattito sulla violenza di genere.
Un evento che fa parte di un progetto più ampio organizzato dalle Arciconfraternite oplontine dei S.S. Agostino e Monica, retta da Alfredo Cutrupi del SS. Sacramento, da Lucia Correale e l’Arciconfraternita del S. Rosario retta da Lucio Fiordoro, in collaborazione con la Proloco Oplonti “Marina del Sole” di Ciro Maresca.
Alla conferenza, a cui erano presenti, tra gli altri, il sindaco di Torre Annunziata Vincenzo Ascione, don Ciro Cozzolino, referente di Libera Torre Annunziata, il Dirigente del 2 Circolo Siani Gennaro Cirillo, l’avv. Orlando dell’Associazione forense.
“Essere maggiormente attivi sul territorio – ha spiegato il padrone di casa Cutrupi - e occuparsi sempre più del sociale. Questo progetto è la prosecuzione di altre attività da noi promosse a favore di soggetti deboli quali i ragazzi e gli anziani”. All’interno di queste iniziative si inserisce il corso gratuito di difesa personale femminile avviato da Arciconfraternite e Proloco negli scorsi mesi, e tenuto da Giovanni Taranto, rivolto a tutte le donne dai 18 anni in su al fine di migliorare la consapevolezza che l’arma numero uno che permette di evitare l’aggressione è la prevenzione.
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La visione durante l’apertura dell’incontro promosso dall’ordine degli Avvocati - VIDEO
“Facciamo un lavoro molto delicato – ha spiegato il Maresciallo Alessandro Pontillo del Comando Carabinieri di Cercola -. Accogliere una donna che ha deciso di denunciare atti di violenza da parte del compagno o del convivente, padre o marito che sia, non è semplice. Allestiamo delle sale ad hoc, cercando di far sentire tutto il nostro appoggio, innanzitutto morale e umano. La denuncia, molto spesso, è fatta in un secondo momento, quando la persona si sente capita, accettata, non giudicata. Si crea un legame che va oltre la divisa. Ed è così che quantifichiamo il nostro successo. Quando la persona che viene da noi e diventa un fiume in piena, quando raccogliamo frammenti di vita, ascoltiamo racconti di anni e anni di soprusi e la facciamo sentire che è nel posto giusto, che non è più sola”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il tenente colonnello Filippo Melchiorre: “La violenza non è un fatto privato. Noi aiutiamo a far ritrovare alla persona che si reca in caserma la fiducia innanzitutto nelle Istituzioni. Il femminicidio, in quanto fenomeno, è sempre esistito, purtroppo. Ciò a cui si assiste oggi, giustamente e aggiungo finalmente, è il non tollerare più alcuna forma di prevaricazione ai danni delle donne da un mondo che tuttora è fortemente maschilista e patriarcale. Ben vengano iniziative di questo genere che mettono in luce una rete a tutela delle donne, ma molto c’è ancora da fare in tema di educazione al rispetto dell’essere umano in quanto tale e in quanto donna”.
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