Un incubo durato 5 lunghi anni. La liberazione di Fabio Quagliarella raccontata a “Le Iene”, vuota il sacco e ha raccontato i suoi ultimi anni da “prigioniero” lontano da Napoli.

"Sono passato per l'infame della situazione e quando succede davanti alla propria gente fa male. Ogni volta che dovevo tornare a Napoli mi nascondevo, mi camuffavo, per evitare che qualcuno dicesse qualcosa, perché poi fa male. Alcuni amici mi chiedevano di uscire, andare in un locale, ma ho sempre rifiutato. Non tutta la gente è così, non voglio che passi una brutta immagine della mia terra. I napoletani hanno un gran cuore, se fossero tutti come noi. Però faceva male, potevi sempre beccare qualcuno che diceva la parolina. Io ho sempre evitato il litigio, non me lo meritavo".

E’ servita a poco la vicinanza dei suoi amici, su tutti Giulio De Riso, proprietario di un noto esercizio commerciale di Castellammare di Stabia. Tutta colpa di uno stalker che lo ha tormentato in ogni modo per ben 5 anni: "Ho sofferto tanto e aspettavo il momento per parlare. Non so cosa gli sia passato per la testa, lo reputavo una persona di fiducia, era un poliziotto. Iniziarono ad arrivare lettere anonime con foto di ragazzine nude, accuse dunque di pedofilia, di camorra, di spaccio, di calcioscommesse. Anche a mio padre arrivavano messaggi. Ogni piccolezza diventava un pericolo, era come sentirsi osservato e minacciato. C'era tanta tensione in casa, comandava lui il giochino, lo stalker".

Guarda il servizio di Giulio Golia de “Le Iene” andato in onda nella serata di mercoledì 1 marzo.

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