“Siamo stanchi di essere etichettati dal resto d’Italia come una regione in grossa crisi. Abbiamo fatto tanta fatica, ma ora abbiamo le idee più chiare su come affrontare questo virus”.
Cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno il professore Francesco Faella. La sua battaglia contro il coronavirus continua più forte che mai. Dopo aver diretto il dipartimento di epidemiologia dell'ospedale Monaldi, è stato richiamato dalla pensione prima per combattere il coronavirus al Loreto Mare, poi al San Giovanni Bosco. L'ospedale infatti da sabato è stato trasformato in covid center per sfruttare appieno tutte le specialistiche e poter quindi curare pazienti positivi con sintomi e altre patologie.
Il professore ha analizzato la situazione, rispetto alla prima ondata di marzo, notando qualche differenza di approccio e di cura: “Allora praticavamo dei protocolli di terapia importati dalla Cina. Poi li abbiamo riadattati in base alla nostra esperienza. Oggi c’è maggiore chiarezza sulla storia naturale della malattia, sappiamo come intervenire nelle forme lievi e gravi. Abbiamo capito anche che un paziente in subintensiva ha molte più chances di salvarsi rispetto a uno in terapia intensiva”.
Alla nuova ondata “molto hanno contribuito i giovani, che hanno spinto questa seconda fase della malattia tornando dalle vacanze e portando il virus in casa, scatenando un drammatico effetto moltiplicatore”. Ma c’è dell’altro. “Il virus – ha spiegato Faella - ha subito la mutazione della proteina Spike (la D614G, ndr), che riguarda la parte del virus che ne condiziona l’attacco alla cellula umana. Questo ha provocato una diffusione più veloce, a fronte di un depotenziamento della gravità della malattia”.
Il dottor Faella, però, si scaglia contro chi ha provato a infangare il lavoro svolto da migliaia di operatori. Faella ha parlato di “infodemia”, ovvero della circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili. Una cura contro l'infodemia è quello che si sta preoccupando di trovare l'Organizzazione mondiale della sanità allertando sull'ondata di fake news che il coronavirus di Wuhan sembra essersi portato con sé in molti altri Paesi del mondo, oltre alla Cina. Ben più di quelli dove la malattia legata al nuovo coronavirus si è manifestata finora.
I numeri, nel frattempo, iniziano a essere seriamente preoccupanti. Contagi, morti, ospedali in affanno, tutte scene già viste quando l’Italia intera era in lockdown e in Tv c’erano le immagini violente di Papa Francesco che percorreva a piedi, sotto la pioggia, le scale che portano al sagrato di Piazza San Pietro, prima di dare inizio alla benedizione Urbi et orbi.
“Quelle immagini hanno rapidamente fatto il giro del mondo – ha concluso Faella analizzando il precedente lockdown con l’istituzione dei nuovi provvedimenti restrittivi anche in Campania – perché hanno immediatamente fatto capire la gravità del momento. Bisogna rendersi conto anche con l’aiuto di queste immagini che, quando tutto va male, bisogna convincersi che prima dell’economia c’è la vita”.
“Siamo stanchi di essere etichettati dal resto d’Italia come una regione in grossa crisi. Abbiamo fatto tanta fatica, ma ora abbiamo le idee più chiare su come affrontare questo virus”.
Cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno il professore Francesco Faella. La sua battag...
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