Sono passati ben 35 anni dalla “Strage di Sant’Alessandro” a Torre Annunziata.  Il 26 agosto del 1984, intorno a mezzogiorno, un commando nascosto all’interno di un pullman rubato fece fuoco all’esterno del circolo dei pescatori in corso Vittorio Emanuele, uccidendo 7 persone e ferendone 8.

L’obiettivo dei killer, assoldati dai clan Alfieri e Bardellino, era quello di uccidere il boss Valentino Gionta, che riuscì a sfuggire all’agguato.

IL RICORDO. Giovanni Taranto, attuale presidente dell’Osservatorio per la Legalità, in quel periodo era un giovane corrispondente de “Il Giornale di Napoli”. Gli attimi successivi alla strage sono ancora vivi nella sua mente. “Sapevamo che c’era un clima di guerra. Torre Annunziata era stata definita come Beirut, ma nessuno mai si sarebbe aspettato un fatto di questa portata. Ora la ricordiamo storia e non come cronaca. La notizia fece subito il giro della città, ma non essendoci come ora telefonini e internet non tutto era chiaro. Si era saputo che c’erano delle vittime, di cui alcune che non avevano a che fare con ambienti malavitosi, ma solo tempo dopo è stata fatta chiarezza”.

LE CHIACCHIERATE CON SIANI. Tanti erano anche i dubbi di Giancarlo Siani, collega e amico di Giovanni Taranto. “Parlammo molte volte della strage. Faceva delle domande un po’ a tutti, ma dentro di lui sapeva che ci si stava preparando a vivere un’ennesima parentesi di guerra.”

TORRE ANNUNZIATA OGGI. “Come ho già detto più volte, la malavita oggi si manifesta in altre maniere – ha proseguito il presidente dell’Osservatorio- Anche i camorristi hanno capito che si possono fare più affari agendo ad altri livelli. Il rischio massimo è quello dei colletti bianchi e della cosiddetta ‘fascia grigia’. La città sta, però, avendo una prima apertura. Già durante la prima passeggiata per la legalità (ce ne sono già in cantiere altre), siamo stati accolti con il sorriso dai commercianti. Ci hanno parlato anche del problema racket, che per anni è stato negato. Non dobbiamo accontentarci di questo, ma sono convinto che qualcosa a Torre Annunziata stia cambiando”.

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